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ELEMENTI (
RCHITETTURA
DEL S 1 G N 0 K
FRANCESCO MARIA
PRETI.
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mdcclxxx.
Appresso Giovanni Gatti,
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PREFAZIONE
DEL S J e li 0 R CO:
GIORDANO RICCATI.
0 non fono punto inclinato ad ammettere Jtccomg
^ 'vera la nota pr opo fintone ^ che i Poeti nafcono, e
gli Oratori ^ formano ; portando ferma opinione, che per
riufcire perfettamente in qualfì'voglìa facoltà fì renda ne-
celfaria l'abilità naturale accompagnata da indefejjoftudio y
e da continuato cfcrcixjo. Il famofo Bartolommco Ferr aci-
ni era nato meccanico , ed il celebre Giovanni Alerchiori
morto due anni fa qui in 'Trevi fo era nato J cultore. Non
a z altri-
IV Prefazione.
altrimenti Jt può afferirc con veri tri y che nacque Architet-
to il Sig. Francefco Maria Preti , di cui ora pubblico gli
Elementi di Architettura , che quantunque dettati ad un
fuo 'Di f e epolo , e non ripuliti , hanno tutto il merito di cf-
fere confervati ^ Jìccome quelli ^ che contengono i gi ufi i prin-
cipe , e ci guidano a J ormare una chiara , e fondata idea
di m arte si bella .
Ella e fir a or di nari a l' occafìone ^ che lo indtiffe ad appli-
car/i all' Architettura . Il Ch. Sig. Co: Giovanni B^i^^K^t-
ti a'vea prefo l' impegno di fare il Difegno per la Chiefa
di S. Liberale di Cnjìelfranco , che fi dove a rifabbricare.
Occupato a dar l' ultima mano al T'rattato De Luminis
alFediionibus, era andato procraffinando ^ talmente che giun-
fe il mefc di Dicembre , nel quale foiea trasferirli a Ve~
nexia per pa\]arvi l Inverno. Preje dunque ri foluTjone di pro-
forre al Sig. Francefco Maria Preti y che affumeffe r im-
preja del mentovato difegno . B^eflò quefli far prefo , e Jor~
ridendo rifpofe , che riputava impoffibilc l' effettuarla , ef~
fendo totalmente ignaro dell' Architettura. Non ft perde di
coraggio il Co: Pj'X^etti y ma dategli alqua?ire delle piti
importanti infiruxjoni , gli fomminifirò i principali Scrit-
tori di Architettura , lo confortò ad iftudiarli , e gli fé
concepire fondata fperanxa di pre-li , e non ordinar) pro-
gne jjl . Meravi^liofo fi fu il d' letto , che il Preti raccolfe
dalla lettura dei mentovati libri , e ben prefto ft accorfe ,
ch'era nato per cosi dire Architetto^ trovandofi dopo qual-
che tempo in ifìato d' intraprendere y e di pcrfexjonnre ii
bramato difegno. Fu molto prudente ilConfiglio di Jpedir-
lo a Pjjma , acciocché fojj'e ejaminato da que' principali
Ar-
architetti y i quali avendone dato poco fnvorevol giudizio y
ad ejfo fi arre fé il Sig. Frante (co Maria , talmente che
non lajciò pia vedere a chicchefjìa queflo primo parto del
fuo ingegno.
In tanto l' amicizia y e la converfaxjone , eh' ei coltivava
del Co: Jacopo Bjccati mìo Padre , e i frequenti dijcorfi
di Architettura accre/cevano di giorno in giorno i fuoi lu-
mi. QU fece egli comprendere dover e/Jer fimi li gli archi,
che hanno luogo nella fiefja ftrutturay ed efjer neceffario lo
ftabilire una ferma regola per /' alte'^t dei va/i . Tre me-
dieta fra la lunghe^^ » e la largherà ricordavano gli
Architetti per determinare l'altezza di un vajo, f aritme-
tica. Li geometrica, e f armonica . Ofjèrvò il Co: Jacopo^
che le due prime non potevano ammetter fi ^ perche quando
la lunghcT^ avea una grandifjima proporzione colla lar-
ghex^t , ne rifuitava f ahcx^ eccedente, e mofiruoja. Lcy
ter%a andava e /ente da tal di/etto; imperciocché nella det-
ta i potè fi dava f alteri doppia della larghezza, come nei
lunghi portici ejfct/ivamcnte fi pratica . Quejti due impor-
tantiffimi principj accoppiati cogli altri della confiderazjo-
ne deir Ordine fecondario ; del retto ufo delle rifalite s
quando vi e un maggior pcfo da Jofienere ; delle medieta
principali, e fecondarie ; della eguagli an-T^. degl' intere olttan]
negli angoli ; della continuazione delle lince; della foli dita
non Jolo reale, mi ancora apparente gli Jervirono di [cor-
ta per applicarfi con frutto ad un fecondo di fegno, cherin^
fc'i fommamente perfetto , e eh' ejjoido fiato p jh) ti efceu-
Zjone y viene generalmente applaudito da cbimijue ha il^'ta-
lier di vedere in Caftelfranco il Ttr/ipio di S. Liberale -
Là
VI Prefazione.
La JÌYHtttira ad una JoLi nave con cappelle è Jonica con
piedcfiallo^ e atticinio. Nel njafo principale fono combina-
ti gli archi maf]tm:o , e medio o dell' ordine , e nel fianco
delle cappelle è collocato l' arco tcr^p appartenente all'ordi-
ne Secondario , e tutti e tre quefti archi accettano la Jo-
nica proporTjone . La lunghcT^a della nave è formata da
tre archi medj , e da quattro intercolunnj ; la larghete
da un arco mafjìmo , e da due intercolunnj eguali ai pre-
detti ; e l alte%7^ e pontualmente media armonica fra le
nominate due dimenjìoni . Si fa pofcia tranfito alla crocie-
ra , alla metà della quale forge una cupola fondata full*
ott angolo , ed indi fi pafja alla tribuna , la cui volta è
Jojlenuta da quattro colonne i folate , e termina finalmente
la Chiefa col coro . Neil' entrar della Ghie fa fanno una
belli jfima pittore fca campar fa i tre diverfi cantoni , e per-
fettamente regolari del vafo principale , della crociera , e
della tribuna , e fommamente diletta il vedere qualmente
dall' impofla degli archi medj vengano detcrminati ^ e l'or-
namento interno della porta primaria ^ e ^li altari nelle cap-
pelle , e il tabernacolo , le fiiicfire , le nicchie , e le porte
nella crociera , e le cantorie nella tribuna ; talmente che
regna da per tutto l' armonia ^ e l'unità.
L' eccellente j e per dir il vero fortunata riufcita del dc^
fcritto fecondo difegno innamorò talmente il Sig. France-
Jco Alarla dell'Architettura , eh' effa , finche vi ffe , fu fem-
pre mai il Juo coflante diletto. Difegnò indefeffamente da
giovane y e quando per l' innoltrarfi degli anni , e la jo^
ver chi a applicaTjone fé gì' indebolì la vijia , fece difegna-
re dafuoì di f ce poli , che furono i Signori Giovanni , ed
An-
E . VII
Antonio Padre ^ e Figlio Mia"^ , il Sig. Giufeppe Fa-^
Xj^ii i a cui dettò i preferiti Elementi, ed ultimamente
il Sig. Ab. Zampe"^! y che dopo la morte del Preti deli-
neò il T'abernacolo di S. Liberale giufta la idea , che fi
'vede nel difegno di detta Chiefa intagliato in Bearne , ed
inj erito nel Salmon della edÌ7jon diVeneTja. Queflo Aba-
te , che dava di Je ftefjo grandi Jperan\c trasferitofi a.
Rjyma per maggiormente perfezionar fi /' anno 1775., ter-
minò pofcia in età frefca i fuoi giorni .
Prima di paffare il Sig. Francefco Maria a miglior
"vita il dì z^. Dicembre dell'anno 1774. in eth di anni j^.
me fi 7. giorni 4. in Caflelfranco ordinò , che fi cotfegnaf-
fero in mano di un fuo intimo Amico Monfig. Carlo Ada-
mi Canonico della Cattedral di Trevi fo li numerofiffimi
ftioi dìfegnì ^ il quale per a [f curarne (a con fernj anione di-
t'ija di collocarli in qucfia Biblioteca Capitolare . Avea
in nniìTìo il Sig. Preti di feri 'ver e un Trattato di Archi-
tettura di'vi fo in due parti , r una teorica , che fi ab i li f ce
J CI enti fic amente i principj , ed i metodi y e l'altra pratica,
che ne ponefje l' ufo fiotto degli occhi . Diede il noflro Au-
tore principio dalla Jeconda parte piufaticoja dei dijegni ,
lufngandofi pofcia d' intraprendere ancor la prima , fé la
diminw^one della "vifia , gli afjalti della podagra , ed altri
incomodi di jalute glie /' avejjcr permejfo . A ciò , che
non ha egli potuto ejeguire , Jupplijcono jufflcientemente gli
Elementi di Architettura, che io prefento a
chi legge , / quali contengono in rifiretto il Juo intiero fi-
(ìema y Jccondo cui ha lavorato i difcgni.
Fra qitefti dijegni la ferie de palagi , che dalla faccia^
ta
vili
ta di tre fori paffa gradatamente a quella di 'vemino've ,
merita una fiima dijìinta . Le difìribu7joni delle facciate
poftc indi/egno fono tutte nominate nelCapitolo XIV., ed in
effe per conjcguenxa fi ufano le rifalli e a dovere non fola
per fofienere un pefo maggiore , ma ancora per falvare le
medieta fecondarie . Si vede in pia di una circofianT^a ,
che k facciate luna oppofla all' altra fono variate fcn^A
pregiudicare gl'incontri delle porte ^ e delli fincfire , // che
nel citato Capitolo nota fmgolarmente l Autore , mentre al
numero XII. ricorda due maniere di ver fé di fcompartire
le facciate anteriore , e pofteriore di ventitre Jori di un
magnifico palagio da lui difcgnate . Nella predetta Jcrie
ha pofto in opera tutte le regole preferi tte negli I: l e m e n-
TI, che riguardavano la eguale altcT^xa degli Ordini l'uno
al f altro fovrappofìi , le nlte^'Z^ dei vaft, le (ale, le f cale ^
gli atrji le logge > le fughe , la continua%ion delle linee , /'
eguaglianza degl'i ntercolunnj negli angoli} e tutto ciò a che
appartiene alla regolar cojirwx^one .
Se il Sig. Francefco Maria aveffe dato F ultima mano
a' fuoi Elementi» non avrebbe certamente tralafciato di
far menzione della difpofiT^onc dei triglifi» e delle metope,
dei dentelli , e dei modiglioni . UJando egli cojiantemente
nei palagi gì' intercolunnj di mod. io.» di mod. 8., di mod.
6., ed anche di mod. t., quando le colonne fono binate >
dee neccjjari amente appigliar/ì al metodo inventato da un
fuo difccpolo il Sig. Giovanni Mia^^zj > che determina
eguale a due moduli la fomma di un triglifo , e di una
metopa, ed affegna a quello min. 14., ed a quefia min. 36.5
ed al dentello} quando fi ufi nell'Ordine Dorico, min. 4.»
ed
Prefazione. rft-,
ed eli vano min. i. Per fewìre ai fuddetti intercolunnj »
egli è d' uopo far st, che negli Ordini JonicOi CompofttOi
e Corintio r aggregato di un modiglione , e di un vano fi
eguagli ad un modulo , dando al modiglione min, 10.3 ed
al 'vano min. io. avverto, che nei palagi gì' intercolunnj
di mod. 10.5 di mod. 8.j di mod. 6. fi devono riferire alt
Ordine inferiore > e che per efempio in un cdifixio ornato
coi tre Or di ìli Dorico i Joni co» e Corintio, quando fi dice,
che nel fecondo , e nel terT^ Ordine la fomma di un mo-
diglione, e di un vano ha da effere uguale ad un modulo ,
fi dee intendere , che quefto modulo appartenga al f Ordine
Dorico . Facendo il Sig. Preti le tre colonne egualmente
alte, il modulo efempigraxia della Corintia farh f del mo-
dulo della Dorica; e quindi l'aggregato di un modiglione ,
e di un vano, che fi eguaglia ad un modulo della colonna
Dorica, pareggerà J di modulo della colonna Corintia.
Le varie circoftan^e frattanto degli altri edifii^j bene
fpefjo richiedono, che fi cangi metodo, purché quefio fi ac^
comodi alle già fi abili te largheT^ degli archi , e delle loro
parafiadi , alle quali devono Jervire gli ornamenti dei tri-
glifi > dei dentelli, e dei modiglioni . Sogliono gli .Archi-
tetti determinare il triglifo di min. 300 la metope di min.
4j. Si può ottenere profftmamente quefio f campar ti mento
fenxa alterare nell'Ordine Dorico 0 a terra , 0 fui piede-
fi allo U mi fura della larghexT^ dell' arco, e delle fue pa-
rafiadi . Se l'ordine è a terra , abbiamo la difian^a di
II. moduli fra centro, e centro di colonna. Si divida e ffà
per cinque, e ne rifulterà il qi40xiente di mod. x f» 0 fa
di min. yt.3 a cui fi dee far eguale la fomma di un tri-
b glifo.
;glifo y e di una mctopa , de quelli ne toccheranno i8 ; al
primo 9 e 43 ; alla feconda. Fofto che F ordine fia colloca^
5.1^0 Julpiedcflallo, parti fcafi per J'ei la diftan^a di mod. 14.
fra i centri delle colonne , e ne pronjerra il quoziente di
mod. X \i 0 fta di min. 70.5 ai quali ha da uguagliar fi P
aggregato di un triglifo» e di una metopa, che fi appro-
priano quello min. 18.5 e quefta min. 41. Le due notate
jdifiri bulloni f occhio non le dijìinguerebbe da quella » che
afjegna al triglifo min. 30.5 alla metopa min. 4j. Che fé
come nelle Chic fé addiviene , Jono rifalite le colonne s che
prendono in mer^ r arco» .e r ordine e pofio a terra; nell*
intercolunnio di mod. io. fi [compartiranno quattro trìglifi »
ognuno di min. ^o.» ed altrettante metope» ciaf cuna di min.
4$. Stando f ordine Jul piedefiallo > nelP intercolunnio di
mod. 1 2. 1;/ capiranno cinque triglifi 3 ed un pari numero
di metope» toccando al triglifo min. z8 ?* ed alla metopa
min. 43 ] . Ter ufare in una Chieja una delle ricordate
difiribuxjoui dei triglifi , e delle metope , fa di mefiieri
offcrvare, s'efj'a fi può accomodare alla larghei^ del f arco
malJìmo, la quale dentro certi limiti fi può alquanto mo^
dificares 'variando il dritto dell' arco fiefjo . Ottenuto ciò 3
egli è d'uopo determinare gli altri intercolunnj , che hanno
luogo nella Chiefa, onde per una parte ricevano il pr e f cel-
ta J compartimento, e per f altra falteT^ della Chiefa fia
almeno projjìmamente media armonica fra la lunghe":!^
Xa , e la larghexT^ . V induflriofo architetto fceglie
una diflribuTJone piuttofio che f altra fecondo le circo^
ftan-^c.
1 modiglioni di min. lOo ed i 'vani di min. to. fi pof-
fono
ONE. xr
fono ufare , quando fi diminuì [cono le colonne » e quando
al di fono dei modiglioni non fi collocano i dentelli 9 0 un
fecondo gocciolafojo . Che fé la cornice è fornita dei den-
telli 3 0 del fecondo gocciolatolo » cvvera fé tralaf ciati sì
fatti ornamenti 5 le colonne quadre non fi diminuifcono ,
qualmente fi- coftuma nelle Chiefe a più naui » allora nello
fpa-xjo di mod. n., per cui difìano gli affi delle colonne
a terra > in me^To alle quali fi a un arco , bi fogna collo-
earci dieci modiglioni , ed altrettanti 'uant . Ogni copia di
un modiglione 5 e di un -vano fi eguaglia a moduli i '< 5 /'/
modiglione a min., ii., ed if 'vano a min. 24. Se la co-
Imna è collocata fui piedeftallo , la diflan7^% di mod. 14.
fra gli affi delle colonne dovrà capire 12. modiglioni 9 ed
un pari numeri^ di vanì. Di'vi fi li mod. 14. in dodici
parti, ne rifulta il quoT^iente di mod. i i, a cui dee far fi
eguale la fomma di un modiglione 9 e di un vano s del-
la quale toccano al modiglione min. 12.» ed al vano
min. 23, ^nche qui egli è d'uopo e f aminar e , fé il pre-
fcelto fcompartimento pojj'a adattarfi alla larghe%7^a dell'
arco maffinio, nella quale, quando è otturato, i modiglioni
fi deggiono difiribuire . B^ifchiarerò la faccenda con un
e f empio .
^bbiafi una Chic fa a più navi d^ ordine Jonicc^ con pie-
de fi allo, nella quale gli archi fono privi di ferraglia . V
arco fonico fenT^ ferraglia e alto larghe%7^e 2 i, dimodo-
ché detratto il raggio rimangono larghe%7^ i i, 0 fia f del-
la larghcx7^> Quindi moltiplicata perfette la quarta par-
te della larghexTa dell'arco maffimo y il prodotto fi dee u-
guagliare all' alte%7^ del piedeftallo più quelle della colon-
b 2. nay
XII l'RKFAZrON
na j del fopr nomato y e del dritto deir arco predetto . Un
tntx^ modiglioìie 9 un vano y ed un mogli one y che Jt collo-
cano nella meta della cornice Jovrappofia alla colonna ri-
J aitata » fanno min. 41. Giacche la colonna non fi dimi-
nuii ce y fi jottrino min. 30. , f refieranno min. 11. di f por-
to alla cornice fotto del modiglione . Si formi la larghezza
dell' arco majjlmo con due aggetti della cornice fotto del mo-
diglione y un 'Vano y e tredici coppie di un modiglione y e di
un 'Vano , e ne ri/ulterà e/Ja largheT^^^ uguale a mod. 1 C,
miìi. IO. Ora giacche nel nojiro ca/o l' alte^^ del raggia
dee pareggiare f della [coperta larghe?^ ?nod. 16. min. zo.»
fi divida quefta per 4. » ed il quoziente mod. 4. w/w. j.
fi moltiplichi per 7. , ficchi: il prodotto fi eguagli a mod.
zy. min. j. Sottratto da quefto f aggregato del piedefial-
lo mod. $. min. ij., della colonna mod. iX, della trabea-.
%jone mod. 4., cioè a dire mod. zj. min. ij,, re fiera il
dritto delt arco majjlmo mod. i. ìììin. zo. Per la qual coja
affegnata al dritto la detta mi fura s fi determina la lar-
gheTj^ dell'arco fnod. 16. min. zo. , che riceve lo fcom-
par ti mento dei modiglioni di min. iz., e dei vani di min.
t^. Gli altri intercolunnj y che hanno luogo nella firuttura
della Chieja , fi deggiono ftabilire di tal largheT^ , che (i
pofja loro accomodare la difirihuT^one dei 'modiglioni , la
quale Jemprc fi otterrà , qualora la difian-x^ fra gli affi
delle colonne fia divifibile per mod. i i. P enfio , che quan-
do ho detto pofJa baflare per formare una giuda idea dello
J comparti mento dei triglifi e dei mudigilioni . I dentelli :, Je fi
uni/cono coi triglifi ^ e coi modiglioni 3 debbono dipendere da
cjjì » ed io ne ho dato un cenno nell'Ordine Dorico. Se fi ufa-
no
XIII
m [ofi , come il nofiro jiutore Jt e adoperata nel Tempio
di S. Liberale di Cafìel franco d'ordine Jonico, la fomma
di un dentello^ e di un 'vano dee fiabilirjt parte ali ignota o
di mod. 11. /e l'ordine è piantato a terra y o di mod. 14.,
s'è collocato Jul piedefiallo y e fervirà ad amendue le cir^
codanT^ y (e farà parte aliquota di mod. 1. min. Co. Mi
fermo full ej empio della Chiefajonica con piedefiallo a piùt
navi y in cui vanno ri f ali te le colonne quadre y che jiancheg"
giano r arco dell ordine . Scompartiti mod. t. min. 60. in
fette coppie di un dentello , e di un vano y Jt eguaglia cia-
fcuna a min. '^ y min. 8t. Si faccia il dente/lo min.Vy min.
$ I y ed il vano min. '' , min. i r , ^ nella metà della cor-
nice ri f aitata fi pongano quattro dentelli y e mex^> e quat-
tro vani y la cui fomma totale min. 37 '. Levati da quefia
min. 30. , poiché la colonna non va diminuita , refia lo
[porto della cornice inferiore, ai dentelli min. 7^, e pari-
menti di min. jl fi faccia l aggetto del dentello. M.' infe-
gna il computo y che due aggetti della cornice fottopofia ai
dentelli y due aggetti di dentello y un dentello y e i$. coppia
di un dentello , e di un vano formano appunto mod. 11.
larghe%7^ dell intercolunnio contenente l arco dell ordine.
La larghcTX^ dell'arco maffimo conterrà due aggetti del-
la cornice inferiore ai dentelli , due aggetti di un dentello ,
la larghete di un dentello y e ^4. coppie di un dentello y e
di un vanOy grandezj^ y che Jommano min. 497 ", mod. t€.
min. 17. y, a cui fi eguagli-era la larghe%7^a dell arco pre-
detto . Divi I a quefia per 4. mi da il quor^ente mod. 4.
min. 4 f , che moltiplicato per 7. determina /' alteT^ dell'
arco meno il Juo raggio mod. 1^. Sottrq da ejja l altei^
b 3 dell'
XIV l'REFAXtON
de/r ordine mod. 17. min. ij., tf rimane il dritto del f arco
ma [[imo mod. i. miti. ij. »«^
Nei rimanenti intercolunnj della Chiefa fi dijporranno i
dentelli di min. s ' > fd i vani di min. z ^ , la fomma di
una coppia de' quali pareggia min. ", min. 8 ^ , quando la
quantità min. S ^ [ìa parte aliquota della diflan^a fra i
centri y 0 gli affi delle due colonne. Tocca al bravo ar-
chitetto il concertare infieme le parti dell' edifizjo , onde il
tutto riefca a dovere. V-'^'
Nella mentovata ferie di palagi non ha luogo uno da
campagna di ordine fonico architettato con quella firuttu-^
ra y che ufava il Palladio. La facciata confa di nove in-
tercolunnj . I tre di mcT^ di mod. 6. , di mod. i o. , di
mod. 6. y che Jono ri f ali ti 9 introducono in una loggia > fo-
pra la trabeaT^one efterna della quale v e un front ij pi ciò .
Da un lato 9 e dall' altro fi vtggono i due ternarj d' inter-
colunnj a pilaflri di mod. 6., di mod. 8., di mod. 6. Al-
la loggia [t afcende per una magnifica fcalinatay per P al-
texj^ della quale il palagio è ornato da un ben dijpofio
ru[ìicOi a cui una fafcia ferve di cimacio. */4 defira , e a
finiftra del palagio fi aliano due fabbriche di cinque fori
per cadauna ferventi allo fteffo , che qui fi fogliono chia-
mare bar chef] e. Sono quefie ornate con due loggie uguali a
quella del palagio , colla Jua diff^eren-;^ , che le ultime for-
gono fopra il piano del cortile i e la prima Jopra la fra-
li nata. Si noti y che nell'Interno di tutte e tre le loggie l*
intercolunnio di mex;z^ è occupato da un arco con ferraglia.
In tanto io deferivo un tale edificio, in quanto contiene un
helliffìmo artifÌTjo inventato dal nofiro valente Architetto
di
t n N i; . «V
di legare in [teme due ordini fondati fu piani dì ver fi . La
fajciay che ferve di cimaci o al rufìico, e continuata nelli
harcheffèt e divide nelle fieffe il piano inferiore ornato an*.
eh* efj'o con rufiico dal fupcrioret ed incontra la linea delle
impofie degli archi nelle loggie delle barcheffe . Di più U
cornice delle barchejj'e fta al mcdefimo livello della impofia
de If arco nella loggia del palagio , e fono amcndue della
fleffa mijura . La conneffione dei due ordini rende fomma^
mente arnioni co , ed aggradevole l" af petto dell' edifÌT^o , e
chi defiderafft di vederne l'effetto in opera* veggia iì^pa"
4agio di Cafa Spine da a VenegaXTfi architettato dal Sig.
Giovanni MiaT^ , che ha dal Sig. Preti apprefa la lo^
data invenxjone .
Oltre la ferie dei palagi ha pariìmnti il Sig. Francifc9
Maria dìjegnata quella delle Ghie fé da una fino a diciaf^
fette navi . Mi rifìrigntrò foltanto a fare meninone delf
ultima ideata ne II' oc e a (ione t che il B^e di Portogallo avea
ftabilito di edificare la Patriarcale di Lisbona . E qui e
dove il nofiro autore fé vedere uno sformo della feract
fua fantafia . Delineo egli dunque un T'empio quadrato a
diciaffètte navi di tre diverfe l^trghcT^ , che fono eguali
a quelle degli archi maffimo » medio» o dell'ordine» e mi-
nimo y tutti fra loro fimili , ed infieme combinati maefire-
volmente . L' ordine primario è Jonico con piede fi allo , il
fecondarlo Compofito a terra , amendue i quali richiedono le
nlte"^ degli archi » quando fono privi del ferr aglio , eguali
a l delle rifpettive largheTj^ . / mentovati archi ricevono
le larghe'X^ di mod. 16 l, di mod. io., e di mod. €., che
procedono in continua ferie geometrica di j : ), Per una
delle
XVI
delie quattro porte principali sventra ne Ha nave maggi on »
ed indi volgendo^ a dejìra fi trova un altra nave eguale .
Succedono pofcia le navi minima , media , e minima , da
cui fi paffa alla maggiore , e finalmente termina da quel
lato la Cbiefa colle tre navi minima , media > e minima .
La fieffà progrefftone di navi, s'incontra a fini (ir a. Dalle
cofe dette, può chi legge agevolmente raccogliere , che pro-
gredendo dalla nominata porta verfo il centro del tempio fi
veggono . due ternarj di archi minimo , medio » e minimo
frammcTj^ti da un arco maggiore . Succede pofcia nel rnex^-
5^0 del gran tempio la cupola fommamente magnifica , // cui
diametro in fé comprende le larghcT^e di tre navi maggio-
ri , la quale jenT^ il difcgno fiotto gli occhi non fi può
chiaramente defcrivere . Molte altre cupole fono ordinata-
mente difpofie nel tempio in tutti quei fitti 5 nei quali due
navi eguali s interjecano . Lunghi ffixmo ftudio cofiò la dif-
poftxlone di quefta immenfia mole al fuo jiutore , in cui fi
vedono mejfi puntualmente in pratica tutti i precetti > che
nei fiuoi Elementi di Architettura fion conte-
nuti
Prima di paffare ad altro non voglio lafciar di narra-
re, che avendo r anno ij66. il P. D. Pietro Palina Bi-
bliotecario di S. Giufiina di Padova pregato il Sig. Preti
é difegnar la facciata di quel tempio , preje da ciò occa-
filone di fuggerire alcune aggiunte , e mutazioni da farfi
per renderlo più fiolidoi e più perfetto. Camminando dalla
porta principale verfo il coro fi trovano tre archi grandi ,
un arco picciolo ì un arco grande y un arco picciolo ^ un ar-
co grande 3 indi un intercolunnio irregolare con due archi
mi-
Prefazione. xvti
mimmi y /opra dei qt4ali ce ne fi anno altri due ^ e finalmente
il coro. Fece il tiofiro yliitore la rifleffìofie y che Je il celebre
architetto Andrea Bjcci Brio] chi avcfjè aggiunto nel prin^
àpio del tempio un arco picciolo ^ r arco grande , che prc-
fentcmente e micino alla facciata ^ non l' avrebbe /pinta fuo-
ri dalla linea del piombo y qualmente è accaduto, e fi fa-
rebbe falcata la legge delle medietà ; imperciocché tre ar-
chi grandi verrebbero prefi in mcZj^ da due archi piccio-
li . La fiefja legge delle medietà , e la regolar fimmetria ri-
chiederebbero, che air intercolunnio introdotto arbitrariamen-
te vicino al coro fé ne /ofiituijje un altro contenente l" arco
picciolo y onde due di quefli archi prende (fero in meTj^ l' ar-
co grande della tribuna . Le colonne degli ordini Corinrj pri-
mario y e fecondar io della facciata , che rie/ce fommamen-
te maefiofa, fianno (opra di un xocco , [otto del quale ce
ne un altro alto quanto la J calmata , per cui fi ajcen-
de dalla pia%7^ alla Chiefa . Un arco con ferraglio col-
locato nel me%70 della facciata è fiancheggiato da due
colonne rifalite , che Jofiengone la trabeaT^one ornata con
Jrontijpicio . Due intercolunnj uno per parte corri jpondo-
no alle navi minori ; e /' ordine fecondario , cui fcr--
ve di trabeazione f impofia dell'arco mentovato, ador-
na il fianco delle cappelle , alle quali le predette navi
minori danno /' ingrefjo . La porta principale ha lina co-
lonna da un lato , e dall' altro , affine di fofienere il fio-
praornato , ed il timpano , // qual fopraornnto cangiato
in fafcia continua per tutta la lunghez^ della facci-aia >
e Jotto alla detta fafcia vanno a terminare gli archivol-
ti delle porte laterali ■> che introducono nelle navi mino-
ri,
XVIII PREFA2ION
ri , e li ferragli delle finejire, che danno lume alle cap-
pelle .
Mi di/piace molti (fimo , che non fi trovi più fra i di-
fegni del Sig. Preti una Contrada di Citta da me vedu-^
fa» ornata di edijì%J grandi y metani y e piccioli y con in-
terpofie cafe per bottega j ^ ed artigiani ^ e a capo della me-
de/ima un 7" empio y il tutto legato infìeme fen%a interru-
zione di linee, che prefenta alla vifta una varietà unifor-
me ajjai dilettevole^
La memoria del fuo nome frattanto verrà confervata:
e da quefii Elementi, e dalle poche opere erette fecon-
do i fuoi dijegni , che fanno prova del fina fuo gufio , e
della perfetta corrifpondenT^ fra la teorica , e la pratica ..
Oltre il X empio di S> Liberale in C aft e l franco da me de^
Jcritto j fi veggono in que contorni le Chiefe Parrocchiali
di Valla d' ordine Jonico y di Salvatronda d' ordine Dori^
co, delle C a felle , e di Tombolo d' ordine Corintio y le qua--
li due ultime per altro non fono ancor terminate. Ed an^i
mi duole ,, che quella di Tombolo fio. fiata guafiata col
demolire le colonne ifolate y colle quali il no firo infigne ar-
chitetto l'aveo- come divifa in tre navi. L alten^ , eh ero-
confaccente alla Chiefa , fuppofie le colonne ifolate , levate
le dett^ colonne riujciràfcarfa . La facciata interamente com--
piuta è maeftofa y e corri fpondente con ejattex^ al di^
fegno .
Conchìudo col porre fiotto gli occhi dei Lettori intagliati
in rame la pianta, la facciata i e gli fpaccati di un Tea-
tro di nuova invenzione edificato in Cafielfranco atto egual-
mente ad Accademie , ed a r ap pr e fent anioni di giorno fen-
XIX
^ lumi, e di notte con illumìnaTJone . E' fiato lo fiejfa
nel fuo interno ridotto in q uè fi' anno ad intera perfexjo'^
ne i e rtefce così ben intefo, ed elegante , che chiama a fé
/* attenzione dei Forefiieri , / quali non ceffano di fargli
gli encomj ben meritati. Manca la facciata, e l'atrio, al
^uali mi confido, che la Società > che ha eretto il Teatro,
'vorra quanto prima dar compimento.
I N.
XX
INDICE
DE CAPITOLI.
CAPITOLO PRIMO. Degli Ordini.
GAP, II. Dell'Ordine Attico.
GAP. III. Della diminuzione delle Colonne.
GAP. IV. Degli Ordini fovrappofti l'uno all'altro.
GAP. V. Delle Piante.
GAP. VI. Delle Altezze.
GAP. VII. Delle Cornici delle Stanze.
GAP. VIII. Delle Scale.
GAP. IX. Degli Atrj.
GAP. X. Delle Loggie.
GAP. XI. Delle Fughe.
GAP. XII. Delle Porte, delle Fineftrc , e degli Altari.
GAP. XIII. Delle Rifalite.
GAP. XIV. Delle Medietà fecondarle.
GAP. XV. Della Combinazione delle Facciate.
GAP. XVI. Delle Ragioni Ottiche.
GAP. XVII. Delle Volte.
GAP. XVIII. Delle Cupole.
GAP. XIX. Degli Ornamenti interni, e dei colori.
GAP. XX. Degli Abufi.
GAP. XXI. Della origine degli Ordini Greco-Barbaro, e
Gottico.
GAP. XXII. Della Coi^ruzione.
GAP. XXIII. Della Magnificenza.
GAP. XXIV. Della Unità.
E LE-
ELEMSIJTS
D I
ARCHITETTURA
DEL S I G 1^ 0 R
FRANCESCO MARIA PRETI.
CAPITOLO PRIMO.
Degli Ordini.
'»?]?^5^^'ft' Inque fono gli Ordini di Architettura adottati dagli Aiito-
♦♦*»*«*«♦♦♦ ^ ri, cioè Tofcano, Dorico, Jonico, Corintio, eCompofito.
*• i^ \W ^' Tofcano ha la bafe di^ un modulo, (fi chiama modulo
»? * ^^ * ^Y 'ir''
y/ •*♦*»*,*»*« '^ '■ f<^'Ti'Jianictro della colonna, col qnalc fi mifurano tutti
•J^j^^^^^^f^ gli edifici) il capitello è di moduli uno , il fiiflo di mod.
1 2 , la trabeazione, cioè architrave, fregio, cornice mod. 4. Del Dorico
la bafe e mod. i , il capitello mod. i , «1 furto mod. 14 , la trabeazioni
mod. 4. Neil' Jonico la bafe richiede mod. i, il furto mod. 16, il capitel-
lo comprefe le volute mod. i, la trabeazione mod. 4. Il Corintio ha la
bafe di mod. 1, il furto di mod. 16 ^, il capitello di mod. 1 -j, la tra-
beazione di mod. 4. Del Compofito non fé ne fa menzione , perchè fendo
di mezzo fra T Jonico , ed il Corintio, avranno ad edere anche medie Id
proporzioni, e per analogia fi potrà formar un Compofito fra 1' Jonico e il
Dorico, fra quefto e il Tofcano, con infiniti di mezzo, in libertà lafcian-
do l'Architetto di far ciò, che gli caderà in acconcio. Birta, ch'egli fap-
pia proporzionare ai membri delle colonne qualunque parte , onde non ne
fegua r inconvenienza, che le parti non corrifpondano l'una coli' altra. Li
piedeftalli delle colonne fi determinano facilmente , quando fi prende li
quarta parte della colonna più la trabeazione , la qual quarta parte darà
un picdertallo proporzionale alle colonne in tutti gli Ordini, v. g. nel To-
fcano egli farà mod. 4 ^, nel Dorico mod. j, nell' Jonico mod. 5 y, nel
Corintio mod. 6.
Dalle colonne è d'uopo paflfare agl'intercolunnj. Hanno quefti da rtabi-
lirfi in tal guifa, che per una parte le bafi non fi compenctrino, e che al
A più
Ji Elementi di Architettura Cap. I.
più al più il plinto fia ad entrambe comune, e per l'altra non fieno sì fat-
tamente larghi, che l'architrave alle colonne fovrappofto col rcflante della
trabeazione o fi incurvi , o fi fpczzi . Ma perchè fi combinano gl'iiiterco-
liinnj cogli archi, quefti formeranno gl'intercolunni più grandi eguaglian-
dofi la loro larghezza al vano dell'arco più le due para dadi . Quando par-
lafi di arco in genere, intendcfi fempre di quello, che fta fotto la trabea-
zione, e fuole chiamarfi l'arco dell'ordine . In fatti per dare la iica com-
piuta di un ordine, fa di meftieri efaminarlo in tutte le circoftanzc, e d'
intercolunni fenz'arco, e d'intercolunni con arco, onde fi pofTa mettere in
opera in qualunque cafo, che fi prefenta .
Ma poiché abbiamo fatto menzione di arcature , égli è d'uopo confide-
rare di quante diverfe fpezie ne ammetta un ordine . Dell'arco, che fta
fono la trabeazione principale, ne abbiam parlato, ne altro refta che fla-
bilirne la larghezza , e quella delle paraftadi . Anche qui ci fi affacciano
leggi di folidità. Il pilone formato da una colonna, e da una paraftade per
parte dev'effer tale, che refifter poffa allo stìancamento dell'arco: è ficcomc
le leggi meccaniche ci allìcurano , che la fua larghezza eguale alla metà
di quella dell'arco è fufflciente per opporfi al detto sfiincamento ; cosi fi
affegnerà alla pila la metà della larghezza dell'arco fteffo . EfTendo la co-
lonna di due moduli, e di un modulo ciafcuna paraftade, all'arco per con-
feguenza ne toccheranno otto, il che io foglio praticare negli Ordini privi
di piedeftallo. OlTerviamo prcfentemente qual altezza convenga all'arco in
cadauno degli Ordini mentovati.
L'arco fi può ornare o col femplice archivolto, o ancora colla ferraglia,
o cuneo. Dandofi a quefto due moduli di altezza, ne nafcerà, che il lume
dell'arco farà alto quanto la colonna meno due moduli. Che fé mancherà
la ferraglia, effendo l'ornamento eguale alla paraftade, cioè a dire un mo-
dulo, l'arco reftcrà alto quanto la colonna meno un modulo.
Abbiamo detto, che la colonna Tofcana è alta mod. 14, dunque l'ar-
co di queft' Ordine colla ferraglia farà alto mod. 14 meno mod. z, cioè
mod. li , proporzione, che non può edere che bella, quantunque rozza,
perchè viene a coftituir in Mufìca l'intervallo Diapente, cioè Quinta , rife-
rendofi la larghezza dell'arco alla fua altezza, come 2 a 3. Se poi l' arca-
tura non avrà ferraglia, riufcirà un modulo più alta, ed accetterà la pro-
porzione di 8 315. Nell'Ordine Dorico eftendo la colonna di mod. 16,
refterà l'arco con ferraglia alto mod. 14, e la larghezza all'altezza come
*\ 8 a
Elementi vi Architettura Cap. I. j
8 a 14, e l'arco fenza ferraglia alto mod. 15, e le predette dimcnfioni,
come 8 a 1 J. Richiedendo l'Ordine Jonico la colonna di mod. 18, la pro-
porzione dell'arco, quando abbia ferraglia, fi troverà come 8 a 16, e fa-
rà clegantillìnu , perchè viene a formare h mufica confonanza Diapafon,
cioè l'Ottava, ch'è la più fcmplice dopo l'Unifono . Se l'arco farà privo
di ferraglia, la larghezza all'altezza corrifpondcrà come 8 a 17. Nel Co-
rintio, che ha la colonna alta mod. ;o. l'arco colla ferraglia riceverà la
proporzione, come 8 a 18, e fcnza ferraglia, come 8 a 19.
Quefte fono le regole per collruire gli archi fotto la trabeazione degli
Ordini , le cui colonne fon polle a terra: ora faremo paffaggio agli archi,
quando le colonne fono polle fui piedellallo . La pila anche in quello in-
contro fi terrà larga mod. 4 dando due moduli alla colonna , ed un mo-
dulo a cadauna parallade, a cui fi farà eguale l'archivolto, concedendo due
moduli all'altezza della ferraglia. La larghezza dell'arco fi determinerà dì
mod. IO, lupplendo quanto bada al maggiore sfiancamento la mole del pie-
dellallo . Abbiamo detto, che tutti li piedeflalli fono alti la quarta parte
dell'aggregato della colonna , e della trabeazione . Al piedellallo Tofcano
alto mod. 4 i- aggiungendo la colonna alta mod. 14, ne rifulta la fomma
di mod. 18 1^. L'arco dunque, ch'è largo mod. 10, farà, quando abbia
ferraglia, alto mod. 16 -j , e quando ne fia privo, alto mod. 17 ^. Il Do-
rico avrà il piedellallo di mod. 5, la colonna di mod. i^, e la loro fom-
ma afcenderà a mod. 11, e perciò l'arco farà in proporzione di io a 19,
tì di 10 a IO, fecondochè avrà, o non avrà ferraglia . All'Ionico compete
il piedeftallo di mod. 5 |, la colonna di mod. 18, e l'aggregato loro di
mod. 25 4' i^ perchè l'arco riceverà la proporzione di io a zi s, qualo-
ra fi ufi la ferraglia, e di io a 2i ,-, qualora fi ufi il femplice archivol-
to . L'arco dell'Ordine Corintio , il cui piedellallo mod. 6 , la colonna
mod. ;o , fé faxa ornato con ferraglia, ammetterà la proporzione di io a
24 , e fé farà cinto dal folo archivolto, la proporzione di io a 25. Que-
flo è quanto fi può dire dell'arco dell'Ordine . Ora inoltriamoci a difcor-
rere degli archi , il cui archivolto Ha fopra la cornice , i quali danno re-
gola a tutte le Chiefe o a una fola nave , o a più navi . PalTcremo pofcia
a defcrivere gli archi, che pulìono collruirfi fotto l'importa dell'arco dell'
Ordine .
Per determinare l'arco , che coli' archivolto afcende fopra la cornice , è
d'uopo lo flabilirc la mifura della cornice medefima . Egualmente alto fi
A 2 tiene
4 Elementi ni Architettura Cap. I.
tiene il dritto dell'arco, il quale per altro in alcuni cafì vuole qualche
poco nnoJlficirfi . Dopo ciò bifogna cercare la larghezza dell'arco ftcfTo .
Ma poiché abbiamo dato l'arco dell'Ordine fi faccia così: come la diftanza
dal centro di qucft'arco fino a terra alla fu:i larghezza, così l'altezza dell'
Ordine più il dritto dell'arco fopra la cornice alla larghezza , che ne ri-
fxilterà. In tal guiia 11 otterrà l'inicnto , che i due archi riefcmo propor-
7Ìonali . Non così agevole alla coftruzione dell'arco (otto la impofta di
quello dell'Ordine, appartenendo l'arco, che lì cerca, all'Ordine fccondirio
ignoto fin ora agli Architetti, quantunque condotti dal buon gufto qualche
volta l'abbiano ufato.
L'ordine TeconJario è ncccffario in cadauna bruttura , determinando cfTo
le fineftre 5 le porte, gli altari, e mille altre parti di qucfto genere . Per
la qual cofa ne fcgue, che le fuddette parti non polTano farfi ne pia gran-
di, né più picciole di quello, che l'ordine fecondario le ftabilifce . L'al-
tezza della colonna di tal Ordine fi eguaglia a quella della paraftade dell'
arco dell'Ordine principale fino all' importa, che può elTere anche una in-
tiera trabeazione. Al diametro della colonna mentovata dee farfi eguale la
groffczza dell'arco dell'Ordine principale , e quindi fé ne cava per confe-
guenza , che gli archi non devono effer grolli a talento, ma bensì accettare;
quella groffezza , che loro compete fenza accrefcimcnto , o diminuzione .
Quando l'Ordine fecondario fia della trabeazione corredato , la parafladc
dell'arco dell'Ordine, che realmente diviene una colonna , avrà il fuo ca-
pitello. Quefta colonna prende la bafe dal piedcftillo ; pjlchè colui , che
di verfa mente opera (fé, non unirebbe sì ficilmente i membri della bafc del
picdeftallo con quelli della bafe della colonna . Avvertafi , che la teorica
leftè fpiegata dà la gro(fezza dell'erte delle fineftre , e degli ilipiti delle
porte. Si noti in oltre, che l'Ordine fecondario non deve aver mai picde-
fìallo, onde non contrafti col piedcftallo dell'Ordine principale, e non rie-
fca la colonna picciola foverchia mente. L'Ordine fecondario, eh' è a terra,
efler dee più gracile del principale, che pofa fui piedefialio, onde riefcano
del pari o robufti , o gentili ; divenendo più fvelto un Ordine a cagione
del piedeftallo. Dal fin qui detto raccogliefi, che in una llruttura Corintia
l'Ordine fecondario fupera i venti moduli . Ma quando fi ridurrà a com-
puto il baflamento del piedeftallo, e fi confidererà il plinto, come un zoc-
colo della colonna fecondarla, la gracilità di quefta verrà di molto modi-
ficata. Qualora un tal Ordine ricfca più fvelto del Corintio, e fi vogliano
ufare
Elementi di Architettura C a i*. I. II. ^
ufare il capitello, e la trabeazione, fi prenderanno quedi dal Corintio, la-
rdando poi al buon gufto dell'Architetto lo fpezzare in qualche incontro
i membri, acciocché divengano più dilicati . Aggiungo la riflelfione , che
lifandofi l'Ordine fecondarlo con capitello, e trabeazione, dovranno le co-
lonne deir(3rdine principale rifalire quanto bi fogna , onde lo fporto della
cornice fecondarla non produca cattivo efìetto.
Due errori fi ravvilano nell' Ordirle fecondarlo del Tempio di S. Salva-
tore in Venezia: il primo, che l'Ordine fecondarlo è più tozzo del prin-
cipale, efTcndo il principale Compofito , o fia Romano, ed il fecondarlo
Jonico , il ch'è contro la regola ftabilita : il fecondo, che 11 pièdeftallo
dell'Ordine principale è comune col fecondarlo, dal che ncfiegue, che alle
due colonne ferve parimenti la ftcìTa baie .
Ora palliamo alla coflruzione dell'arco terzo, che (la fotto la impofla
dell'arco dell'Ordine. Si prende l'altezza dalla trabeazione principale fino
a terra , e fi dice cosi : come la diftanza dalla predetta trabeazione fino a
terra alla larghezza deli' arco dell'Ordine , cosi la diftanza dalla impofia
di un tal arco fino a terra alla larghezza dell'arco terzo. Avverto, che le
paralladi dell'arco terzo dovranno avere tanto fporto, quanto le parartadi
dell'arco cieli' Ordine , acciocché lo fporto del cimacio del picdeftallo non
fupcri quello della paraftade. L'ornamento poi dell'arco terzo prenderà re-
gola dal modulo dell'Ordine fecondarlo, eguagliandofi a due moduli, fé lì
uferà la ferraglia , o ad un modulo folo , fé fi cingerà unicamente coli' ar-
chivolto .
Siccome l'importa dell'arco dell' Oi dine principale appartiene all'Ordine
fecondarlo, così l'Importa dell'arco dell'Ordine lecondario appartiene ali*
Órdine terzo . Q_ucfto efler dee non meno fvclto del fecondarlo , ed ha
fempre da cortruirfì fenza capitello, e trabeazione, ed ornarfi con ftmplic*
importa.
CAPITOLO II.
Dell'Ordine attico.
^TT^P-ae quefio l'origine dai popoli della Caria, ì quali portavano i pefi
^, fopra del capo, e dalla vifta degli uomini, e delle femmine, che s'
impiegavano in tale faccenda, gli Architetti hanno prefa la idea dell'Ordi-
ne
d Elementi ui Architettura Cap. II. III.
ne Attico, foftituendo uomini, e femmine alle colonne. Doveano per altro
prima di ammettere tale flriutura efaminafe fé gli uomini, e le donne fien
atti a fofìencre perpetuamente il pefo di un edificio fenza ftancarfi, e pofto
che non lo fiano, come realmente fuccede , doveano bandire dall'arte loro
qucfta invenzione, onde non peccare contro l'apparente folidità. Siccome i
Greci abbondavano di fantafia , così fi fono immaginati di mutar in Ter-
mini la parte inferiore dal mezzo in giù delle predette Figure , formandoli
più larghi in alto che abbafTo, qualmente addiviene nel corpo umano, in
cui il ventre e più largo dei piedi. E' probabile, che abbiano prefa que-
fta pratica dagli Egizj, mafcherandola pofcia a loro talento j ilantechè ne'
Geroglifici Lgizj molte cofe fi veggono di fìmil fatta . Col volgere del
tempo hanno gli Architetti capito non cffere l'idea adattabile falvo che a
parti totalmente fecondaric, ed anche ufata colla maggior cautela. Inftitui-
rono perciò l'Ordine Attico di figura parallelepipeda, il quale fi pone fcm-
pre fopra un Ordino perfetto , affegnandogli un diametro uguale a quello
della colonna inferiore diminuita. Serve il noftr' ordine per innalzar la brut-
tura, per dar luogo negli archi di trionfo alle ifcrizioni , e alle medaglie,
nei palagi ai camerini, e per poter giugncre nelle Chiefe alla debita altez-
za, delle quali cofe a fuo luogo ne parleremo. L'altezza di quell'Ordine
non può precifamente aflegnarfi , dipendendo fpcfle fiate dalle circoftanze,
che la determinano . Per altro quando un Attico non ferva che per puro
ornamento di una bruttura , farà badante l'altezza di un rerzo della co-
lonna al di fotto coir aggiunta di quella parte, che refta coperta dallo fpor-
to della fottopofta cornice.
CAPITOLO III.
DdU diminu'z.ione delle Colonne.
■^^ER. dar compimento alla trattazione degli Ordini, égli è d'uopo tener
,JÌ» difcorfo della diminuzione delle colonne nella loro parte fuperiore. La
colonna dell'ordine Tofcano, ficcome foverchiamente robufta , hanno pen-
fato gli Antichi di reftramarla gagliardamente per la quarta parte di fua
grolTezza . All'oppofto le colonne Corintie le più fvelte dell'altre pochiflìmo
rellramate ritrovanfi. A cagione di alTegnare a cadauna colonna la diminu-
zione, ho giudicato, non difcoftandomi molto dagli ufi Greci , e Roma-
ni,
Elementi di Architettura Cap. III. IV. 7
ni, clic al Tofcano convenga la quarta parte del diametro, vale a dire che
di quattro parti della colonna abbaflb, tre fé ne diano al difTopra. Il Do-
rico più fvelto fi diminuifca in quinto, l'Jonico un fello, il Corintio un
fcttimo , onde quanto le colonne divengono più gracili , tanto meno fian
reftramate. A quello palio convien avvertire quanto giudiciofo fia il capi-
tello Corintio, che dicefi inventato dal Greco Callimaco coU'occafione di
aver veduta una ceda fopra un fepolcro d'una giovane colla dote, ch'erale
deftinata , la qual cella circondata da una pianta di Acanto gli fvegliò in
mente la idea di un tal capitello alTaiflimo adoprato dai popoli di Corinto,
e perciò Corintio denominato. L'altezza dì un tal capitello di un diametro
e un fello minora la gracilità della colonna , e fa sì, che il fuo furto crefca
poco fopra quello della colonna Jonica , onde anzi che difguflarfi ci piaccia.
Ora è d'uopo infegnare gli artificj , co' quali fi rcllramano le colonne.
Opportuna , ed elegante riefce la Concoide di Nicomede ufata frequente-
mente dagli Architetti dei fecoli XV., e XVI. Più facilmente fi ottiene la
diminuzione mediante la curva elaftica . Per efeguirla , dall'altezza intera
del furto fi dibatte il terzo vicino alla bafe , il quale va fatto a piombo,
ed il rimanente devefi rertramare . Si abbia in pronto una riga fottile di
legno lunga quanto il furto della colonna, la quale fermamente fi adatti ad
una linea perpendicolare uguale alla terza parte del furto predetto . La fom-
mità dei rimanenti due terzi fi rimuova dal perpendicolo, quanto efìge la
metà della diminuzione , e fatto un fcgno lungo alla riga , farà dcfcritta
r elaftica .
CAPITOLO i y.
Degli Ordini fovrappofli uno aW altre .
(P? Piegata quanto bafta la ftruttura degli Ordini collocati fullo rteffo pia-
\j) no orizzontale, faccio palfaggio agli Ordini , che l'uno all'altro fon
fovrapporti. Dato che fiano tre, il primo farà Dorico, fìccome roburto, il
fecondo o medio Jonico , il terzo al di fopra Corintio . Pensò Vitruvio ,
che quefti Ordini dovelfero fcemare di altezza, di modo che il Dorico, 1"
Jonico, ed il Corintio fi corrilpondelTero nella ragione de'numeri 15,12,9.
Ma quando faremo rifleffune agl'inconvenienti, che ne nafcono, ci accor-
geremo , che un tal metodo non contiene altro di pregevole, fé non fé il
nome
8 XitÈMENTi DI Architettura Cap. IV.
nome dell'Autore, che l'hi inventato. Le colonne dei tre Ordini prendano
in mezzo gli archi, qualmente negli anfiteatri fi folea praticare, ed agevol-
mente fcopriremo, che ammeffa la regola Vitruriana , gli areni nell'Ionico,
e molto più nel Corintio riefcono troppo deprcffi , e mal con>enicnti alle
proporzioni , che loro dovrcbbon competere . Accortofi il Sanfovino nella
Zecca di Venezia dell'enorme difordine, e volendo adattare l'arco all'ordi-
ne Jònico, l'ha determinato piìi ftretto del Dorico ; e perchè le para (lidi
divenivano fovcrchiamente larghe > ha trovato il ripiego di far {oflener l'
arco da colonnette fecondarle , formando di fianco a quefte due pihfiri a
piombo delle fottopofle parafladi Doriche, e tollerando, che l'arco, e le
colonnette pofino fui fìlfo con ofTefa della folidità . Oltre di che vi ripugna
ancora, che manchino di foftegno i quattro cantoni della fezione orizzonta-
le dell'arco, eh' è un quadrato circofcriito alla corrifpondente {ezione cir-
colare della colonna. Un efempio della dcfcritta ftruttura ci è qui in Ca-
ftelfranco negli altari della Chiefa de' Padri Serviti difegnati da Giorgio
MafTari. Il metodo Vitruviano porta feco un altro difordine notabiliffimo.
Imperciocché fc le trabeazioni fi determinano proporzionali agli Ordini ^
fono molto minori l'Jonica della Dorica , la Corintia della Jonica , e la
cornice fiipcriore piove fopra l'immediatamente inferiore con pregiudizio
delle muraglie, fpezialmente quando non fiano incroftate di marmo. Se poi
la trabeazione fupcra notabilmente in altezza qutUa, che l'ordine richiede-
rebbe, onde fi fchivi l'inconveniente notato, la colonna fofticne un pefo
troppo gagliardo, il che fi può notare nella Zecca in Venezia. Appoggiata
allo Scamozio la fabbrica delle Procuratie Nuove , ed cffendo neccfTarj tre
Ordini per le convenienze, ed il comodo de' Procuratori , continuò il Dori-
co, ed anche l'Jonico della Zecca fino alla trabeazione , che ridufTé pro-
porzionale all'ordine fottopofto . L'imbroglio flava nell'ordine terzo; per-
cliè quando ciTo ancora avea da diminuirfi per la quarta parte, non vi era
più luogo per le picciole arcature, quando non fi volelTe, che le colonnette
ufcifTero di piombo in riguardo a quelle di fotto , e le arcature maggior-
mente fi reftringeffero. Prefe perciò configlio di porre nel terzo ordine un
andamento di fineftre ornate , la qual cofa è in vero commendabile in
quelle circoftanze . La fabbrica a prima vifta reca piacere ; perche la ma-
gnificenza, e lunghezza dell'edificio colpifcono i riguardanti, ed il contra-
ilo delle trabeazioni Joniche nei tranfico dalla Zecca alle Procuratie , che
con cfla formano angolo retto, è coperto dal Campanile. Per altro bi fogna
con-
Elementi di Architettuua Cap. IV. 9
coftcI.iuJere, die I2 trabeazione Corintia, benché adattata al proprio ordi-
ne, non è confacentc alla intera ftruttiira .
Per levare tutte le mentovate imperfezioni , mi fono ideato di fare in
tutti e tre gli ordini le colonne di eguale altezza, determinando i loro dia-
metri in ragione delle frazioni i nel Dorico, 4 nell'ionico,, ~ nel Corin-
tio. Una pari altezza fi può altresì alTcgnare alle trabeazioni, cfie giuda il
Vignola Ha la quarta parte della lunghezza coftante delle colonne, facendo,
che i loro fporti vadano gradatamente crefcendo, onde la fabbrica re fti co-
perta. Ben è vero, che i tre archi riufcirabbero eguali, e competendo all'
infimo, o fia al primo la Dorica proporzione, ai fecondo, ed al terzo noti
converrebbero le ragioni Jonica, e Corintia. Ma noa può negarfi parimen-
ti, che il piedcflalio, che fi pone fotto le colonne Jonica, e Corintia, on-
de gli archi fieno forniti di appoggi, quando fia regolato a dovere, non ac-
crefca competentemente la fveltezza degli archi ftefli . E ficcome il zocco
fotto il piedeftallo Corintio fi ticn più alto di quello fotto il plcdeftall»
Jonico, a cagione che vengano del pari nafcofi all'occhio dagli agetti del-
le cornici Jonica, e Dorica? così anche per tal motivo l' arco Corintio ric-
fce dell'Ionico alquanto più fvelto , fupplendo l'eftimativa alle parti oc-
cultate; della qual cofa na parlerò più difTufamente , quando delle ragioni
ottiche terrò difcorfo.
Negli archi in varid maniere fi poflbno collocare le fineftre ; ma di ciò
mi rifervo a trattarne , quando infegnerò come abbiano a coftruirfi le por-
te, e i balconi, e qualmente coU'ordine fecondario dcbban legarfi . Meriti
fìngolarmcnte di eflcre notato in fimili legature, che le dette porte, e fine-
ftre, e gli altari ancora non pofifono elTere né più grandi , né più piccioli
di quello che veramente convenga. Nel fccolo XVI., in cui a gara le beli'
arti fiorirono, ed in particolare l'Architettura, le fineftrc fi facevano eccti-
dentemente grandi, e piccioliflime le porte; e quindi a ragione conchiudefi ,
che que' celebri Architetti per cento altri titoli venerabili , non fi avevano
formata la idea dell'ordine fecondarlo. Accortifi del difetto i pofteriori Ar-
chitetti, e cercando di levarlo, hanno paflfato i convenienti limiti , ignari
anch' efli dell'ordine fecondario. Quando fi faccia la mentovata legatura eoa
un tal ordine, la quiftione è finita, ed operafi con ficurezza di non cader
in errore.
Refta al prefente da dir qualche cofa delle colonne, quando fiano l'una
all'altra ibvrappoftc , fc abbiano , o non abbiano ad aver picdcllalli . Le
B co-
IO Elementi m Architettura Cai>. IV.
colonne in fatto poffono ftare, e con picdeftallo, e fenza in qualunque el-
fo, e combinazione ; ma in un palazzo, che fole ammette la coftruzi,one
<lci tre ordini, pare, che il migliore partito (ìafi di collocare il primo or-
<line » lerra , e gli altri fui piedellallo ; e la ragione fi è , percfiè quefta
maniera meglio di -qualunque altra adattafi all'eflerno, e all'interno dell*
edificio- I,a prima colonna a terra, porto che ie circoflanze il comportino,
fi Biette in eminenza , e fotto fi fa una fcala dell'altezza , che dovrebbe
competere al piedellallo . In altri cafi poi fi fa un zocco più alto che fii
poflibiie, ma che non diftnrbi ie vie, per le quali pafTar debbono i carri ,
e k^-carrozze, e non renda incomoda la falita, o la difcefa nell'entrare, o
«dl'ufàre. Agli altri ordini fi mette il piedeftallo alto qtianto il podio in-
temo, non facendo rifleflione, fé fia proporzionale al proprio ordine. Quan-
do la fabbrica farà picciola , il piedeflallo fi accnftcrà alla giuda mifura ;
«na quando farà affai grande , bifognerà cangiarlo in un zocco , onde non
coflruire un pi«d€ftallo troppo baffo, ed informe.
L'ordine ioterno Jia da cguagliaifi all'efterno , e da ciò ne nafce, che
negli Ordini {uperiori oltre il picdcftallo vi vuole un zocco al di fotto,
che nell'interno venga occupato dalla groffezza del piano. In vece di fare
il piedciìaUo a podio più il zocco, fi può tutta quella altezza aflegnarla al
picdcflillo , accrcfcendo la inifura del plinto a cagione dell' agetto della
fornice inferiore, e ain ciò fi otterrà di aumentare il piedeflallo, quantun-
que una parte refU nafcofa , fupplendo la immaginativa al difetto. Il Pala-
dio «ella Bafilica di Vicenza accortofi del difordine , ha coilruiti i pìede-
ftalli ienza bafe , ponendo il fuflo fulla cornice . Io non decido della cle-
gann di qucfta maniera di operare: dico folo, che rimediando Ja /àntafia
alla mancanza, non difpiace agl'intelligenti, ed il popolo non vi bada, ap-
pagandofi del tutto, e poco riflettendo alle parti.
. Quantunque gli ordini fuperiori abbiaiìo il picdeflallo al di fotto , nul-
ladiraeno con ra-gione chiamar fi poflono ordini a terra , perchè gli archi
confiderati fopra del podio hamio quella ikffa larghezza , ci altezza , che
agli ordini mentovati compete . Per intendere appieno tjnefta verità , pren-
danfì per mano un arco trionfale col piedeftallo , ed una flruttura di tre
crdioi vmo fopra .dell'altro, e la dift'ereivza fi capirà agevolmente . Ho già
detto , che il zocco fotto del picdeflallo del terzo ordine Corintio ha da
effer maggiore di quello fotto iJ picdeflaiio del fecondo ordine Jonico . O^
aggiungo, che i pedctii zocchi vorranno tanto più accrefccrfi, quanto l'oc-
<4 « chic
Elementi i>i Architettura Cap. IV. V. ti
cMo è obbligato a vedere la fabbrica più da vicino; e la ragione fi è, per*
che nel triangolo formato dall'agctto della cornice, dalla linea vifmle, tf
da quella linea, che fi nafconde alla vifta, una tale linea ha maggiore al-
tezza fecondo che l'occhio è dall'edificio meno rimoto . Avverto che gli
archi» o combinati l'uno {otto, e l'altro fopra l'impofta, e fovrappofti uno
all'altro o aver deggiono tutti ferraglia, o tutti rcffame fenza, onde l'uni-
tà fi mantenga, e la proporzione. In fatti la ferraglia leva un modulo ali
arcatura ; e perciò quando facciamo il confronto fra un arco con ferraglia,
ed un altro , che ne fia priva > oflervbmo torto il fecondo' più fvelto del
primo, il che non può contentare un occhio intendeiMe-
CAPITOLO V.
Delle TUnte.
'■b~\3UE. forti di piante fi danno, naturale la prima, e la feconda artifi-
£L^ ciale . Pianta naturale io chiamo quell'aja, fopra la quale fi deve
innalzar l'edificio: pianta artificiale quella, fulla quale l'edificio è fondato.
Per ben intendere quefta pianta egli è d'uopo confiderare una fàbbrica de-
molita fino al terreno; ai veftigi delle muraglie, che rertano , compete il
nome di pianta . Se le muraglie faranno curve in luogo di rette, riufcirà.
talé^ ancora la pianta; fé avranno rifalite, oritirr, fi ritroveranno nella pian-
ta altresì, e cosi vadifi difccrreiida di tutte le figure, di tutti i cafi; poi-
ché Tempre Tedificicv deve {lare a piombo delle fondamenta. Quando prelTo
una muraglia farò un pilaflro , una colonna , un piedeftallo , vedrò nella
pianta i loro veftigj, e per maggior intelligenza de' riguardanti fegncrò nel
piedeftallo gli agetti del fuo bafamento, e della bafe della colonna .
Il punto difficile nel coftruire le piante fi è l'architettare i cantoni ia
guifa tale, che fieno- forti, e robufti più del rimanente, e che non gtiafti-
BO il reftante della ftruttura. Le colonne bine riefcona di gran profitto» ma
le fughe nei palagi , e b buona fimetria de' partici rade volte le ammetto-
no . Per ora noteremo , che i^ un portico la colonna aver dee il pilartro
all'incontro applicato alla muraglia colla condizione, che gU intcrcolunnj fi
eguaglino da una parte, e dall'altra; effendo ncccfTario, che tanto il can-
tone cfterno , quanto rintcrn-} fieno del pari fortificati , e che in oltre fi
làlvino le mcdietà, cioè che il punto di mezzo dell'intercolunnio, che im-
li z bocca
il Ele MINTI DI Architettura Cai'. V. VI.
bocca il portico, corrifponda alla medictà del portico ItcfTo , e che ic co-
lonne rettangole del cantone interno incontrino le ciiindricbc dell' cfterno .
Koii tanto difficile fi fperimcnta la cuftruzionc , quando i portici non ci
fiZTìOì e perciò vediamo, che nelle Chicfc il cantone interno riefce affai be-
ne, fenza che l'architetto duri molta fatica. Lo fteffo addiviene nei canto-
ni delle fale, e delle facciate, le quali richiedendo una ragionata combina-
zione , ne daremo una idea , e parleremo pofteriormente dei detti portici
cogli efempj alla mano, fenza i quali non è poflibilc di poterne concepire
cognizione adeguata. Prima però fi rende neceffario il difconcre dell'altez-
za, che aver deggiono i vafi o foli, o accompagnati d'altri, efcmpigrazia
le chiefe, le fale, le loggie, ed altri parecchi, che Aimo fuperlluo prefcn-
K-mente di nominare.
CAPITOLO VI.
Delle Mtercx.e.
DUE diménfioni non fanno corpo , ma una femplice fuperficic, e per
generare il corpo , ovvero la capacità di un vafo , egli è neccffario
aggiugncr la terza. Una camera, una fala , una chiefa fono lunghe, lar-
ghe, ed alte; e per confcguenza date le due prime dimcnfioni , la terza fi
Jcbbc determinare, che fia loro più confaccnte. Per far vedere la nece(fità>
che abbiamo di rintracciarla, pongo fotto gli occhi uìi efempio. Supponia-
mo un vafo di pianta quadrata largo, e lungo 20. piedi . Se a quefto affc-
gnerò l'altezza di 100. piedi fino alla fommità della volta , riufcirà fenza
dubbio eccedente, e fé la fcemerò fino a io. piedi, mi fembrerà , che la
volta mi cada fui capo. Fra tali cftremi oppofti l'altezza conveniente bifo-
gna fceglicre. Tutti gli Architetti convengono, che l'altezza di un vafo ab-
bia da flabilirfi media fra la lunghezza, e la larghezza. Tre mcdieià fono
•' «ite dagli ftcfii confiderate, l'aritmetica, la geometrica, e l'armonica ; e
poiché la vera regola delle altezze, data che fia la larghezza, deve ugual-
mente adattarfi alla lunghezza finita, o infinita, qucfta rifìclSonc cfclude le
due prime medie, ed ammette foltanto la terza . Exi in fatti chi dar.^ mai
ad un portico 4argo 1., lungo loo. l'altezza media aritmetica 50 1, o pu-
re la geometrica 10.? La pratica cfige, che la fua altezza fia doppia della
larghezza , valore adcqimtamente cleterminato dalla media armonica , che
EtE MENTI ni Architettura Cap. VI. 1 3
jiel iioftro cafo fi egiiaglierebbe a -^ , cioè prolTì ma mente a ;. Noto, che
la media aritmetica pareggia la metà della fomma della lunghezza, e della
larghezza, la media geometrica fi ottiene, e/ìracndo la radice dal prodotto
della lunghezza nella larghezza , e la media armonici dividendo il doppio
di effo prodotto per l'aggregato delia lunghezza, e della larghezza.
Galileo Galilei col mezzo delle fpcricnzc dei pendoli ha dimoftrato, cìie
le femplici proprirzioni dilettano del pari l'udito, e la vifta. In Mufica il
Baffo, le cui vibrazioni hanno una più lunga durata, e nella Architettura
la dimenfione maggiore tengono il porto più degno , e con efll {1 fanno i
principali confronti. Volendo adunque fra due voci, fra due dimcnlloni col-
locarne una media , il miglior ordine richiede , che quefla fi riferifca ir»
proporzione più fcmplice colla voct grave, che coll'acuta, còlla lunghezza,
che colla larghezza di un vafo . Dalla media armonica tal effetto fi ottie-
ne. La lunghezza alla larghezza ftia come 2. ad i.> o fia come i;. a <?. ,
ed agevolmente ci accorgeremo, che la media armonica S. corrifponàe alia
lunghezza come 8. a 12., cioè come 2. a 5., alla larghezza come 8. a 6. >
ovvero come 4. a 5., e che la prima proporzione è più elegante della fe-
conda. La media aritmetica 9. all' oppofto fi riferifce alla lunghezza 12.
come 3. a 4., ragione meno femplice di quella 5. a 2., in cui alla larghez-
za rjfpondc. La media armonica dunque anche per quefto titolo va prefe-
rita all'aritmetica. L'autorità della Divina Scrittura mi conferma maggior-
mente nella opinione . Data da Iddio Signore la fcienza al Re Salomone»
fi mife quefti a fabbricare il Tempio , e nel terzo de' Re abbiamo le prc-
cifi: parole : Domus antein , quam adifìcthat Rex Salomon Domino , habebat
fexaginta cubites, in longitudine , e?" viginti cubitos in Utitudine j & trigin-
ta cubitos ìh altitudine y le quali dimoftrano ad evidenza prefcclta la mediik
armonica, etTendo il num. 30. medio armonico fra gli eftrcmi 60. e 20.
Poco conto pofTono tenere la Mufica , e T Architettura della media geo-
metrica ; imperciocché detratti quc' cafi , in cui il prodotto delle quantità
eftreme è un quadrato, negli altri tutti ne rifulta incommenfurabilc la me-
dia, della quale parliamo.
Dal fin qui detto fi raccoglie per tanto, che la fola proporzione armo-
«jca fervjr dee all'altezza dc'vafi. Ma poiché negli edific) vi fono più va-
fi, bifogna farne particolare menzione. Al vafo principale delle Chiefe in
una foia nave fi dia l'altezza armonica , e le altezze dc'vafi fubalterni ,
^waii fono le Crociere, le Tribune, le Cappelle , refleranno determinate i
per-
14 Elementi di Auchitettu r a Cap. VI.
perchè dipendendo dalle arcature, ftaranno a dovere, quando fi pongano in
opera le dottrine degli archi. Da qiiefte premefle ne nafcc, che le Chiefe
a tre, o più navi non hanno bifogno di altezza armonica, cflendo conten-
te di aver le navi tra loro proporzionate, e dipendenti dai due, o tre ar-
chi} mercè che qualche volta una Chiefa molto magnifica dì tal fitta può
contenere tre archi uno fopra, e l'altro fotto la trabeazione , ch'c quello
dell'ordine , ed il terzo fotto l'importa. Dagli archi mentovaci l'altezza
delle navi la determinazione riceve.
Quanto è facile il computo delle Chiefe a più navi , è altrettanto diffi-
cile quello delle Chiefe a. uni nave fola . Ho già infognato a trovare la
larghezza dell'arco maggiore. Se fopra l'ordine vi foflfe l' atticinio, fi fac-
cia così: come l'altezza dell'arco dell'ordine meno il fuo raggio alla- fui
larghezza, così l'altezza dell'ordine, più l'atticinio, più il dritto dell'arco
maggiore al quarto termine proporzionile , che fi eguaglierà alla larghezza
cercata. Data la larghezza dell'arco maggiore, fi rende nota altresì la fua
altezza, aggiungendo all'ordine, pia l'atticinio, quando vi fia, più il drit-
to dell'arco predetto la metà della fua larghezza, o fia il raggio. Si ag-
giunga in oltre il fuo omamento, ed il zocco, che fi fuol porre fotto del'
piedelbllo, o fotto della colonna, e refterà determinata in moduli l'altez-
za della Chiefa . Si collocano due intercolunn; nella larghezza , ed altret-
unfi, oppure quattro nella lunghezza, e dovendo quefti effcre tutti eguali,
la loro larghezza fi affume in figura d'incognita, e fc ne cerca il; valore .
La lunghezza della Chiefa fi eguaglia a tre archi , che per cfempiò fieno'
tutti e tre dell'ordine, ille loro paraftadi, alle colonne a canto delle para-
ftadi, a due, o quattro intercolunnf, ed alle colonne nei cantoni. La lar-
ghezza della Chiefa contiene l'arco maggiore, le fue paraftadi colle colon-
ne a canto,, due intcrcolunnj, e le colonne negli angoli. Fra la lunghezza,
e la larghezza della Chiefa , dalle quali fi polTono detrarre le colonne ne-
gb angoli, fi prende la media armonica, e fupponcndola eguale all'altezza,,
£ forma una cqHazione , che al fecondo grado- appartiene i la rifoluzione-
della quale {omminiftra la larghezza defiderata degl' intercolunnj . In tal gul-
fa avremo ottenuto, che la lunghezza , l'altezza, e la larghezza della Chie-
fa ftiano in pyogreflione armonica, che gli archi fieno adattati all'ordine-,
e fimili, e che fi eguagli la larghezza degl' intcrcolunnj. Se mai accadefle,
«ìie nella larghezza degl' intercolunnj non vi capiffero gli agetti delle bafi
ielle colonne,, o pure che il calcolo dctermlnaffe negativa la loro larghez-
za,.
Elementi di Architettura Gap. VI. 15
za, un tal dìfordìnc ci ammonirebbe a cangiare ftriittura , foftituendo un
ordine pia fvelto al fuppoflo, facendolo piuttofto fui picdeftallo che a tet-
ra, e iCs Tafk d'uopo, aggiungendovi ratticinio, e mettendo nella lunghez-
za due intercolunnj in cambio di quattro.
Pofto die l'Architetto non fa pcfTe maneggiare I' equazioni del fecondo gra-
do, iì può fervire del metodo <deirattentazìonc. Si afl'egni un valore alla lar-
ghezza degP intercolunni, e foftituendolo nella lunghezza , e nella larghezza
della Chiefa , fi trovi la media armonica. Se quefla fi eguaglia all'altezza
della Chiefa, abbiamo ottenuto l'intento; fé fofl'e maggiore, bifogna riftri-
5n«re gl'intercolunnj ; e fé minore., allargarli, e coU'ajuto "di alquante
fruovc fi ftabilirà il loro giudo -valore.
Nei Palagi la dottrina delle altezze del vafi e affai più comporta , a ci»
gione che il palagio è da molti vafi formato grandi , mediocri, e piccio-
li adattati agli ufi , ed alle ftagioni . La prima cofa da confidt:rarfi in un
palagio è 1' ingreffo , o la fotto fala , la quale dipendendo totalmente
<lalla facciata, a queda egli è d'uopo ricorrere. Supponiamo pertaaio , che
il primo ordine del palazzo fia Dorico , come per lo più fi coftuma . La
colonna Dorica ha di altezza mod. 16., e mod. 4. la trabeazione; Dunque
tutto l'otdine farà alto mod. jo. , 6 dovendo corrifpondere l'interno ali-
eflerno, la fotto fala non può efler alta, falvo che mod. 20., quantunque
la fua capacità richieda altezza maggiore . Fingafi , che fra una delle più
picciole, cioè quadrata di mod. i6. per ogni lato difpofti , come fegue. L'
intercolunnio di mezzo contenendo l'arco, che ferve d' ingreffo, avrà mod
IO. di larghezza, otto de' quali fono occupati dalParco, e due dalle para-
ftadi. A canto di queftc ftanno le due colonne di mod. 2. l'una, indi fie-
guono gf intercolunni ognuno di mod. 6., fituati uno a dertra , e l'altro a
finiftra , e la fomma totale afcendc a mod. i6. Non ho nominato i due
cantoni, perche la volta, fé vi fofTc, andercbbe piantata fopra il vivo del-
le colonne; e perciò i detti cantoni non hanno in luogo quella larghezza
che ferve alla determinazione dell'altezza. Non dandoci l'ordine Dorico»
che mod. io. di altezza, mancano alla fotto fala mod. 6., e quindi per
evitarle un tale difordine , fi piantino quattro colonne ifolatc collocate in
faccia a quelle, che adornano la lunghezza, e la larghezza dell' ingrcfl'o , ed
il foffino fi coftruifca non curvo, ma a lacunari generati dall' incrocicchia-
roento delle trabeazioni, al quale corrifpondono al di fotto le colonne ifo-*
late . Con quello metodo due ottimi fini fi ottengono : il primo riguarda
la
i6 Elementi ni Architettura Cap. VI.
1] folidità , è I2 fermezza del pavimento della fala , a cui le colonne ifo-
lite non permettono d'incurvarfi ; il fecondo riguarda la venuftà , che fi
falva, facendo sì, che l'altezza (la fuHìciente a caglon della divlfione deli'
ingreflb in tre navi.
La fala fuperiorc richiede la fui altezza giuda; e (Iccome l'ordine Joni-
co fuvrappofto al Dorico , qualmente abbiamo veduto , non vuol elTerc né
più alto, ne più baffo dell'inferiore; così non aggiungendo piedeftalln alle
colonne Joniche, avrcbbcfi una mancanza di mod. 5., fé fotto le dette co-
lonne fi poneflc il zocco , il che fi rende neccffario per non collocarle to-
talmente a terra . Non fi poffono ammettere le colonne ifolatc , perchè fi
opporrebbero al molto concorfo per occafione di accademie, di forte da bal-
io, e di altre fimili circoftanze . Il foffitto adunque vuol fàrfi a volta , il
che in due maniere fi può effettuare, o col mettere un Attico fopri il Joni-
co, acciocché nell'altezza di quello vi capifca il foffitto , o infinuando il
foffitto ftcfTo fotto il coperto . L' agetto della cornice Jonici , la groffezza
delie muraglie fanno $ì, che il coperto fi alzi, e dia luogo all' afcendimen-
to delle centine della volta, a cui gioverà parimente, che le colonne della
fala fieno rotonde, e per confeguenza abbiano molto f porto , e che ponen-
dofi la ferraglia agli archi ertemi, fi tralafci nell'arco Jonico interno, onde
alla detta afccfa fi accrelca un modulo. Scemata in tal guifa l'altezza della
colonna Jonica interna , cala altresì il fuo diametro , e la trabeazione , il
che reca qualche vantaggio all'aggiuftata forma delle centine . Querte cofe
unite infieme danno adito alla volta fenza l'aggiunta dell'Attico . Non co-
sì può fucccdcre in una fala più lunga , la quale abbifognando di altezza
maggiore, rixJiledc indifpenfabilracnte , che nella facciata fi ponga l'Attico
fopra il'Jonico-
Lc camere fi determinano, come ho detto, di varie grandezze, e perciò
meritano riflellioni diverfc . Efifendofi fuppofto Dorico l'ordine inferiore,
che adorna la facciata del palagio, adatterò ad effo le mie avvertenze, che
facilmente fi applicheranno agli altri ordini , cangiate foltanto a dovere le
proporzioni. L'altezza di mod. io. farebbe fcarfa per l'ingreffo, fé non ci
avefTc ajutato il ripiego delle colonne ifolatc . La detta altezza fi dia alle
camere grandi, e fé uguaglierafll all'armonica, faranno migliore comparfa .
Si ufino gli ammezzati , quando le camere fono plcciolc , potcndofi aprire
una fincftra fotto all'importa, e l'altra al di fopra, che illuminino le ftan-
2c inferiore, e fuperiorc. Per alccnderc alle Aanze fupciiori e d'uopo in-
iro-
Elementi di Architettura Cap. VI. VII. 17
trodiirvi delle icale o Iccrctc , o fcmipubbliche , o anche far ufo della fca-
la principale. Si aflfegni l'altezza di mod. 20. anche alle camere mediocri,
benché la richiedan minore, a cagione di non lafciare fopra la volta uno
fpazio inutile, ricetto de' topi, che molto dlfturbano gli appartamenti. Ot-
terremo, che l'altezza foverchia non oflenda l'occhio, collocando la corni-
ce nel fito, che farebbe confacente all'altezza giufta , e ufando, fé fa d'uo-
po, per la volta un elliffe in piedi , la quale non farà certamente cattiva
comparfa . Chi vuol vedere l' eftetto delle Stanze con volte affai alte offervi
gli flanzini nel palagio alla Soranza architettato dal Palladio contigui al
camerone fopra la loggia, e ne refterà non poco contento. Lo fporto del-
la cornice ferma talmente l'attenzione del fcnfo, che poco bada alla faetta
della volta, della cui mifura la curvatura della volta lleffa non gli lafcia
formare efatto giudicio. Che fé la media armonica ricercherà l' altezza mag-
giore di mod. 20., fi ponga la cornice nel debito pollo, cioè a dire la fua
fommità fìa diflante dal pavimento per tre quarte parti in circa dell' altez-
za armonica, e fi ufi la volta di picciola faetta, ovvero il foffitto piano :
di quella ultima maniera è la fala qui in Cafteifranco dei Signori Conti
Riccati. Per altro fi giugnerebbc all'ottimo, fé in un vafo la lunghezza ,
l'altezza armonica, la larghezza, l'altezza dell'ordine, e la faetta della
volta fi corri fpondeffcro in quelle più femplici ragioni, che in Mufica fon
confonanti riferendofi efempigrazia come i numeri 6, 4, 3, 3, i. Accette-
rebbero la lunghezza 6, e la larghezza 3 la proporzion dell'ottava 5 la lun-
ghezza 6, e l'altezza 4 la proporzion della quinta; l'altezza 4, e la lar-
ghezza 3 la proporzion della quarta, l'altezza 4, e la faetta i la propor-
zione della doppia ottava ; e finalmente la larghezza 3 uguale all' altezza
dell'ordine, e la faetta i la proporzione della Duodècima . La fimmetria
di un palagio è affai comporta, e fa di mcftieri contcntarfi di quello, che
ottenere fi può.
CAPITOLO VIL
Delle Cornici delle Stanxe '.
LE ftanze non fi adornano mai colla intera trabeazione» ma in fua ve-
ce fi forma un mifto tra la cornice , e l' architrave , e che perciò di-
njandafi cornice architravata, ovvero fi difegna a guifa d'importa col col-
C larino.
.*8 I^LEMENTI DI ArCHITETTURA Ca1>. VII. VIIL
larino, c fuol riufcire .molto elegante. Qiiefta cornice giiifto le regole da
me date fi dee procurar dì porla al debito luogo, e fé le .circoftanze richie-
delTero il foffitto piano a cagione della llanza affai baffa, bifognerebbe divi-
dere la iiuirag'ia in riparti, onde non fi conofceiTe tanto la mancanza dell"
altezza. Ma degli ■ornamenti interni mi riferbo di farne parola in altro ca-
pitolo. La mifura della cornice dipende dalla fiippofizione dì un ordine
adattato alla ftanza, e ftarà dentro i limiti di un modulo^ o di un jpodur-
lo e mezzo dell'ordine, che fi fuppone.
.CAPITOLO Ylll
Delle Scale^
LE Scale fono quanto neceffarie, altrettanto difficili , perchè richiedona
mille avvertenze, che riguardano l'interno , e l'efìerno dell'edificio-
Una delle più importanti fi è, che la Scala finifca in un fito a piombo di
quello, in cui ha avuto principio, e che non interrompa la fuga delle por-
.je, che ha molta parte nella venuftà di una fabbrica. Le fcale fono di due
fpezie, o rette , o curve . Le rette poffono avere tre rami , oppure girar
con quattro rami intorno ad un'. anima, il che corri fponde ad una fcala ro-
tonda, o, ellittica. Quefte ultime fealc per altro non riefcono bene in figu-
ra di principali, quando non abbiafi lui fito particolare per coftruirle , a
cagione che jompono necefl'ariamente Is fughe. Delle fcale a due rami non
\ìo fatto a bel principio menzione ; perchè quando ficn prive di anima ,
.contengono femprc il diflctto di cominciare in un fito non a piombo di
quello nel quale finifcono. Se poi hanno l'anima, equivagliono ad una fca-
la a tre rami, tenendo l'anima ftefTa il luogo del terzo ramo. Delle fcale
di un folo ramo foco ufo può jfarfene , falvochc in qualche cafo affatto
particolare come farebbe qiiella del palazzo appartenente ai Signori Conti
Brandolini in Val di Marano , la quale quantunque termini in un luogo
non a piombo di quello, in cui principiai nuUadinieno ha il fuo principio
in un ingreffo ben nobile, e finifce in una gran fala : oltre di che è co-
tanto magnifica, che forprendc, e meriterà fempre l'approvazione degl' Jn-
-trndenti. L'altre fcale fiano quanto complicate effer fi vogliano, fi riduco-
no tempre allo me:ntovate, non efclufe quelle a mezza elliffe , ed a femi-
circolo j e perciò non importa farne parola . Dovenda le fcale principali fa»
lire
'm
%
EtEMENTt Dt Architettuka Cap. VIIT. 19
lare foltanto all'appartamento nobile; per afcenJere al fecondo .appartamen-
to, o ai camerini podi al di fopra deggiono- fupplire le fcale fecondarle ,,
fra le quali fono ottime quelle,, che chiamanfi andirivieni, e quando le ri-
ci iedano le circcftanzcy riefcono comodiillme ; perchè conducono in ognr
fito con bellezza della ftruttiira. Le fcalc fecrete è d'uopo che fiano- como-
de, che non rompano fughe, e che non guadino appartamenti.
Data una idea generale delle fcale, egli è necefTirio di vedérne la corru-
zione.. Suppjniamo' pertanto' di aver dai difegnare una fcala: Maeftra . EfTa
iJee falire mod. ;o. dell'Ordine Dorico, più un modulo per l'importare del-
la groflezza del palco y e fpefso ancora più un' altro modulo per il zocco-
fbttopofto alle colonne deU'ingrcfso. Ciò prcmefso , efsendo i gradini alti
al più oncie 6 Venete,, che corrifpondono" ad un m.czzo modulo, pofto che-
quefto fi eguagli ad un piede, r>c nafcerà per confeguenza , che per falire
mod. li fi richiedano 44 fcalini. Ma poiché la detta fcala è divifa in due
rami, uno, che va, e l'altro, che torna; conterà ciafcuno 2: gradini, che
montano mod, 11 j ed ogni fcalino dovendo efser largo urr piede, olfia uit
jnodulo,. onde agiatamente (i fermi il piedcy mallìme nel difcenderc ; per-
ciò ciafcun ramo avrà p. i: di lunghezza orizzontale . Queda fcala elscr
dee fornita di due piani , ai quali fi afsegni la larghezza uguale a quella
del ramo, o dell'anima di mezzo di mod: io. all'incirca; dimodoché la lo-
ro fomma fi eguagli a mod. 20. Si aggiungano ad elfi i mod: 22. occupati
^ai gradini , e ne rifulterà l'aggregato di mod. 42 , che fi rendono ncctf-
fàrj per coftruire ìit un- palazzo una fcala principale. Nei piani jfi collcca-
no le porte, che corrifpondono alle camere, e incontrano le altre porte , é
le finedre. Sarà ben fitto,, che da un atrio fi pafTì alla fcala , e che quella
fmontl neiracrio fuperiore contigua alla fala , piuttoftochc nella fala mede-
sima; il qual atrio fr può' adornare con quattro colonne ifolate, qualmente
IO' mi fono adoprato- net Presbiterio di quefio Tempio di S. Liberale . Che
fé la larghezza dell'atrlofi eguaglialTe a quella dell'arco dell' Ordine più le
fue paradadi, fi dovrebbe dividere la lunghezza in intercolunni formati dalla
varia replicazione degli archi , rendendofineceffario l'ornar architettonicamente
lutti i luoghi pubblici di un palagio, cioè facciata, fotto fala, fala,atrii, e
cortili.. Riefce difficile trovar fito adattatcr alla fcala : ma quando t'eriamen-
re vi C\ pcnfi, fi; ottiene 1' intento j a cui molto ferve la codruzione degli
atrj ,
C z C A-
IO Elementi di Architettura Cap. IX. X.
CAPITOLO IX.
G
Degli Mrj.
Li atrj da me foltanto accennati fi vogliono più chiaramente defcrive-
re. Sono efli di due nature o quadrati, o lunghi più che larghi . Il qua-
drato può avere negli angoli quattro cantoni, o in vece di quefti le color»-
ne ifolate, nel qual cafo farà diretto da quattro arcature dell' ordine . e la
volta fi formerà con quattro lunule incrocicchiate , non altrimenti che nella
y mentovata tribuna di S. Liberale. Può anche coftruirfi a lacunari , qi:ando le
colonne appartengano all'ordine principale, e fiano molto ifolate, nella qual
guifa riefce affai magnifico. E' parimente conceffo di formare la volta a due
venti determinata da due archi dell'Ordine , che fervono d' ingrcffo , e di
ufcita, qualora la larghezza dell'atrio fi eguaglia a quella dell'arco più le
fue parafladi. In tale ipotefi può ancora la volta incominciare , e finire a due
venti, collocando nel mezzo dell'atrio una cupola foftenuta da quattro archi, che
produce un ottimo effetto. Dichiaro il metodo , col quale fi determinano sì
fatte cupole . Supponendo, che l'arco dell'ordine fii ornato con ferraglio ,
gli è d'uopo ommetter quello nell'atrio . Sopra gli archivolti dei fuddetti
quattro archi fi ponga una cornice architravata circolare alta un modulo ,
fotto della quale fi formino le quattro vele ognuna radente una coppia di
archi fituati ad angolo retto, la cui fuperficic fi eguaglia ad una porzione
di quella della sfera deferirti col diametro uguale alla diagonale del qua-
drato, che ha per Iato la larghezza dell'arco colle fwe paraftadi . Alla tra-
beazione dell'ordine alta quattro moduli fi dee uguagliare, comprefo il drit-
to , la factta della cupola, la quale perciò riufcirà fchiacciata , richicdendofi
dalla cupola sferica la (aetta fenza il dritto di mod. 5.
CAPITOLO X.
Delle Loggie.
/OiLì Antichi folevuno far le loggìc con beirafpctto all' eterno trafcuran-
^^ do di ornar l'interno , talmente che nel Portico, o fia nella loggia del,
Panteon a Roma fi vede una nicchia collocata in faccia ad una colonna, il
che certamente k chi ha buon gufto non può piacete . I lacunari in quefta
log-
Elementi ui Architettura Cap. X. 21
loggia non vengono foftenuti dalb p.iite della muraglia , e la nicchia dee
ftare dirimpetto all' intercolunnio , e non effer tagliata dalla colonna. I Mac-
ftri del lecolo XVI. non hanno penfato uè pur eiil di rimediare al difordi»
ne, vepgendofi le loro ftruttiirc fenza i contro-pilaftri , che certamente deg-
giono ufarfi , quando fi voglia , che i lacunari abbiano il loro foftegno .
Io per me non ho mai fatto loggie (cnza i contro-pihftri , e per dire il ve-
ro mi fono femprc riufcite a perfezione. 11 punto difficile confifte nei volta
capoj perchè bifogna sfuggire gli intercolunnj difnguali negli angoli . Nel
portico in ifoh l'intercolunnio da una parte efTer dee uguale a quello dell'
altra, e quello iinercolunnio formerà la larghezza della loggia , quando efla
larghezza non fi voleiTe fcompartire in tre intercolunnj, due minori , e quel-
lo di mezzo maggiore, ed uguale all'intercolunnio dell' ingrcflo principale.
Le loggie di un palagio, che s'infìnujno dentro la fabbrica, deggiono ef-
fer tanto larghe, quanto un comodo palleggio richiede. E ficcome gli ulti-
mi intercolunnj delle loggie fono i più riftretti ; così determinando di tal
larghezza la loggia riufcirebbe angufta (overchiamente . Quindi volendo i
Pittori del fecolo XVI. ornare con architettura le logge poca lode per que-
fto titolo potcan confcguirc , perche non erano a ciò dall'Architetto oppor-
tunamente difpivfte. Oliando fi voglia dipingere un vafo con lacunari , bifo-
gna ordinarlo, come fé i colonnati vi foflero, onde fi fchivino que'difordi-
ni, che ne nafcerebbcro trafcuranòo tale avvertenza. Mi ferva di efempio la
Loggia del Palagio a Fanzolo appartenente alla Cala Emo, e dipinta a fref-
co da M. Battifta Celoti. Per evitare gl'inconvenienti notati, egli è d'uopo
mettere un arco nel mezzo dell'interno della loggia , che ferva d* ingrelTo
alla fala , indi collocarne due nei lati oppofti della loggia ftefTa , che con-
giuntamente colle loro paraftadi ne uguaglino la larghezza. Impedifcono que-
fli che fi faccia il confi-onto cogl'intcrcolunnj , e fufficientemente contentano
l'occhio, facendo sì, che fenza le colonne, e i contro-pila flri la loggia fia
larga mod: io. Le loggie non tfigcno l'altezza armonica , ma bensì quella
determinata dall'ordine, e perciò vanno lavorate a lacunari, li quali, quan-
do gì' intercolunnj fieno difpofti a dovere, fanno il più bello di tutti gli or-
nati. Non refta per altro, clic in qualche cafo non fi poiTa ufare la volta a
quattro venti, mettendo nell'interno fopra le colonne il folo architrave, ma
i lacunari faranno fempre miglior comparfa . Quando la loggia è difpofta.
ad arcature, fi potrebbe girare la volta intorno le arcature medefime » ma
per dire il vero il paragone dell'ordine cfterno cinque , o quattro moduli
pia
ij' Elementi tìi A rchi tetta; r a Cat. XT. XIT.
più alto dell'arco ,, (econd* che qaefto har it ferraglie, o n' è privo y fareb-
be comparire la loggia baflai foverchia mente .. Oltre di che- remerebbe iino'
fpazio inutile fra la volta, ed il palco fuperiore , il quale per altro fi pO'
trebbe occupare , introducendo le cupole ellittiche nella: volta..
e A. P F T O L O XI..
Lelle Fughe...
PEr fuga ìntendefi un incontro di porte ^ e di fincflre ,. col di cui mezze
l'occhio: fcorrad da un capo all'altre dell'edificio,, dimodoché la fineftra'
av mezzo giorno verbigraziaj fia: veduta: da' chi; volge: le fpalle a quella verfo'
tramontana. Per quaifivoglii cagione quefle fughe non- hanno da; tralafciarfi ,,
onde a ciafcuna: ftanzaj non' manchi un così bello ornamento . Succede alle-
Volte,, che colle porte non: fi può continuare la fuga, ma- bifogna procurar-
la- col. mezzo- delle finellrej iL che addiviene,, quando nell'appartamento no-
bile fi aprono delle fineflre; al di fopra del piano medio della fcala princi-
pale . Se in ciafcuna camera ci fiano porte , che fervano a fughe collocate-
a<i angolo' retto, apriranno quefte fempre una. nuovi fcena ,, e diletteranno
{©mmamente la vifla .-
CAPI T O L O XIL.
Ue/fe Torte, delle Fineflre y e degli' Mtari'.-
LE porte,: e le fineftre efigonó- intere olunnj,- in cui' polTana capire infieme-
• coi Toro' ornamenti. Per ottener quefto- fineoflervo,, cheefTcndo' di. modf.
to', l'intercolunni© della porta principale , riufciranno^ ottimi: gli: altri, due-
Iv- mod: 8.,. dì' modr 6. onde ci fi prefenti. la' ferie- lO', 8,. 6 fimile alla-,
fèguente 5 , 4', 3 , compofla da' femplici proporzioni,, che ali* occhio^ recam
giacere. Gì' intercohinnj di mod:; 8' fervono per le medictà- fecondane , e-
quelli di' mod: 6 contengono affai' comode lefine/tre-,, e con qualche picciola-
ì-ndudria ancora le porte, le quali più agevolmente fi adattano- agli intercolunnji
41 mod: 8. Si adoprano i predetti intercolunnj' di mod.- io, 8, (T- rtelle- fac-
ciate j nelle loggie, fale, fotto fale , atr;,. e fcale principali , onde fi con-
fermino' e l'unità dell'edificio, e le fughe. Le porte , e le fineftre vanno
idornate o con' le orecchie y le quali; al bafT» delle porte devono» efler
alte.
ELEMENTI i)l ArCHITETTUUA C A I>. XIT. IJ
alte quanto il regolonc, o con le alette, architrave, fregio', e cornice foftc-
nuta dai jiienfoloni, o colle colonne una per parte a giiifa di altari . Dilla
determinazione della larghezza delle porte dipende quella della loro -altez-
za, che io ftabilifco doppia della larghezza predetta, pili la duodecima par-
te . Volendo adornare una porta con architrave, fregio, e cornice , ù. divi-
da l'altezza in "tanti moduli, quanti ne richiede l'ordine, a cui la porta ap-
partiene, e quattro di quefli fi eguaglieranno alla trabeazione. Io foglio di-
videre l'altezza delle trabeazioni in tredici parti, dandone quattro all' archi-
trave, altrettante al fregio , e cinque alla cornice . Ma quando ci fiano t
menfoloni , fa d'uopo ufare lo {compartimento in dodici porzioni , ed aflc-
gnarnc quattro all'architrave, tre al fregio, e cinque alla cornice. In sì fat-
ta guifa la voluta di fianco nel menfolone , la quale fi eguaglia al fregio,
determina nel menfolone fleffo un agetto moderato, che contenta la vifta. So-
pra la trabeazione fi coflruifce l'archivolto, o il frontifpicio, il quale deve
clTer alto due noni della larghezza della cornice , comprefi i due fporti di
parte, e di altra. L'architrave gira all'intorno della porta, ed a canto di
eflb vi Hanno le alette uguali al fregio, o alla larghezza dei menfoloni , che
fono lunghi quanto l'architrave, ed il fregio, più ^a piccola voluta inferio-
re, che fta tutta al di fotto del lume della porta . Sopra del menfolone Ci
rifalifcono i membri della cornice fino al gocciolatojo , acciocché il detto
menfolone faccia figura di foftenerlo ; ed al di fotto fi lavora Mna foglia *
che nafca come dal menfolone , e termini qualmente richiedono gl'i orna-
menti delle impofte di legno, dovendofi regolare le fue mifure fecondo le
circoftanze. Avverto, che fotto l'aletta fi dee porre un zocco , che continui
la linea del legolone. A due moduli dell'ordine delia porta fi faccia ugua-
le la groffezza degli ftipiti -, e per confeguenza ancora della muraglia . Che
fc fieno reali le volte dell'edificio, nella groffezza della muraglia fi raddop-
piano gli ftipiti, e fra l'uno, e l'altro fi forma un intercolunnio, che fi può
convenientemente adornare. Qiiello, che ho detto delle porte, fi adatta quafi
totalmente alle fineftre dell' appartamento nobile , -e perciò ftimo fuperfluo
intorno ^d effe fpender parole.
Le porte negli ordini gracili, e fpecialmente nel Corintio fenza ferraglio, ficco-
jme il più fvelto degli altri , non pofTono legarfi colla importa delf arco ,
falvochè col mezzo di ftatue foflencnti per efempio un'arma, il che peral-
tro fa un ottimo effetto. Non così fucccde nel Dorico, in cui la porta fi le-
ga cqlla detta impofla , o fia coli' ordine fecondario fenz^a bifogno di ajuti 5
imper-
24 TlLEMLNTI Ul A R C H I T E T T U K A C Al'. XII.
imperciocché il fronti fpi ciò , o l'archivolto giunge a un di preffo a toccar
efTa importa, efferdo per altro lodevole, che refti alquanto più baffo, dimo-
doché il Tuo agetto non ne tolga alla vifta una parte. Egli è vero, che le
porte nell'ordine Corintio fi potrebbero determinare più larghe , acciocché
arrivafTero all'ordine fecondarlo; ma bifogna riflettere primieramente , che
l'intercolunnio di mod: 6 non è capace di contenerle , ed in iccondo luo-
go, che elTendovi in un palagio e fale , e camere grandi, medie, e picciole ;
è neceffario, che anche a queftc le porte fieno fufficicntemente adattate . Le
porte adunque fi faranno larghe al più mod: 4, e le fineflre mod: ;i- , e
faremo ficuri, che in quefta guifa le cofc anderanno a dovere . Quando gì"
intcrcolunnj non fieno di mod: 6, ma bensì di mod: 5, allora alla porta ,
o alla fineflra non compete l'ornato pieno, ma farà contenta di un archi-
trave all'intorno con le orecchie al di fopra , e al dj fotto . Le porte effer
deggiono più granJi delle fineflre; perché cominciando a terra devono giun-
gere cogli ornamenti fino all'ordine fecondarlo. Quando le fineftre fono a
dovere più picciolo, s'innalzano fino all'importa , avendo il loro principio fo"
pra del p^dio. Gli Architetti del fecolo XVL non avcano idea dell' ordine
fecondarlo, e perciò facevano i fori a capriccio, ed al contrario di quello
fi dee, cioè a dire piccioliffime le porte, e grandiflime le fineftre, qualmen-
te fi adoperò il Palladio nella per altro bella fabbrica della Soranza prefen-
temcntc pofTefla dai Signori Morofini .
Refla , che io tratti delle porte ornate colle colonne, la cui coftruzionC
e fimile a quella degli altari; e quindi ciò, che io dirò di quefti, fi potrà
agevolmente alle porte applicare. EfTer deve a un di preflo coftante l'altez-
za dei gradini, e della menfa degli altari, onde comodamente i Sacerdoti
poffano celebrare i Divini LTfflcj. Non così addiviene della lunghezza della
menfa, eh' è neceffario all'edificio adattare . Quindi vediamo nella Chiefa
di S. Antonio di Padova la menfa dell'aitar maggiore efTer lunga p. 14 ,
ed in quefta di S. Liberale p. 7, così richiedendo la proporzione degli ar-
chi, fotto cui ftanno gli altari, larghi p: 44, p: li. Fatta la menfa, con-
vien porvi fopra un ordine di Architettura , che ferva di ornamento alla
tavola, il quale avrà, o non avrà piedeftallo, fecondo che con piedcftallo,
o fcnza farà coftruita la Chiefa. Immediatamente fopra la menfa è necef-
fario un gradino, ad oggetto di collocarvi la Croce, ed i candelieri , e que-
fto vuol elTcr alto proiTimamentc quanto i gradini della predella . La linea
di un tal gradino, che va pofto tra piedeftallo, e piedeftallo, tra colonna,'
e co-.
tLEMENTim Architettura Cai». XII XIII. 25
e colonna, va continuata con un zocco. Sopra di qucfto fi dee porre o pie-
deftailo , o altro zocco, fccondochè l'altare richiede. Il piedefta Ilo non Tem-
pre può elTere proporzionato all'ordine > ma qualche volta è d'uopo con-
tentarfi di tenerlo pia baffo, ftantechè dee fervire all'altre convenienze dell'
edificio. Segue poi la colonna di quell'ordine, che la ftruttura ricerca, indi
la trabeazione, e pofcia il frontifpicio, o archivolto, e qualche volta le fta-
tue, fpecialmente quando fien ncceffaric. La Tavola fia contornata primie-
ramente con una picciola cornice dorata, che dà l'pirito alla pittura, ed in-
di con un architrave, o cornice di marmo, avendo l'avvertenza , che fi le-
ghi nella parte inferiore colle bafi delle colonne, e nella luperiore col col-
larino dei capitello. Le colonne vanno porte prefTo al predetto architrave ,
e fé l'altare ha colonna ifiDlata, vicino all'architrave dee collocarfi il con-
tro-pilaftro. Sotto i piedeftalli fi pone un bafamento alto quanto la menfa,
ed ornato nella ftefla maniera, accadendo per l'ordinario, che i piedeftalli
ftefli non fieno tutti comprefi nella lunghezza della nienfa, eccettuato il ca-
fo, che l'altare fia picciolo foverchiamente . Nell'antipetto fi formano due
pilaftrini uno per parte, che adornano la menfa , e fanno sì, che i riguar-
di di mezzo non riefcano troppo lunghi . Quefti pilaftrini fi rifalifcono con
pochiflìmo fporto, e la rifalita dee terminare al gocciolatojo del cimacio ,
acciocché gli angoli non rechino incomodo al celebrante , e fi confervino le
tovaglie. In tre maniere fi può legare l'altare colle importa dell'arco dell'
ordine o regolandofi in guifa , che il frontifpicio la giunga vifualmente a
toccare, o continuando la importa rtelTa col fregio, e colla cornice, ovvero
coir architrave, e col fregio della trabeazione dell'altare. In quefte due ul-
time circoftanze, acciocché i membri dell'altare non contrartino con quelli
della importa, fi potnì cfla cangiare in fafeia . E' così facile l'adattare alla
porte quello, che ho detto degli altari , che io lafcio ciò alla indurtria dì
chi legge ben volentieri .
CAPITOLO XIII.
Belle Kifalite.
tf E rifalite fervono per foftcnere un maggior pefo, é perciò li vediamo
M^ introdotte nella Chiefa di S. Liberale ad oggetto di foftentarc la volta>
che fopra la cornice piomba immediatamente. Quindi rie nafcc » che quari-
D «io
atf Elementi di Architettura Cap. XIV.
do lina rifalita non abbia al di fopra un pefo maggiore, farà irregolarmen-
te, fatta, né potrà toUerarfi da chi ha bu0ngufl:o. Le rifalite cagionano an-
cora r a vanti, e l' indietro, il chiaro, e l'ofciiro, il che fa fpiccare la ftrut-
tura, e -produce un ottimo effetto. Danno in ohre adito di variar le faccia-
te dimodoché in un palagio pofTono faifi l'una opoaih all'altra totalmente
diverfe, fcnza pregiudicare in menoma parte agl'incontri delle porte, e del-
le iìneflre , principio non intcfo per anche dagli Architetti . Col
mezzo di quefto fi può decidere con certezza di quante facciate , e non
più fia capace una cafa xli cinque , di fette , di tiove fori ec. Le medietà
fecondaric vengono altresì rettamente determinate dalle rifalite, mediante le
quali fi frhiva il difordine, che una colonna in cambio di un foro alTuma
irregolarmente la fìpura di medietà-
CAPITOLO XIV.
Delle Medietà Secondarie.
"Tj* "E medietà non folo effer devono offervate nella pane principale dcll'cdi-
£L ^t fìcio , ma ancrr nelle fccondarie. Abbiafi cfempigrazia luna facciata di
cinque fori .• la porta d'ingreffo forma la medietà principale > e poiché rc-
flano due iìneftre per parte, le colonne poftc fra le dette fincflre prendono
il non dovuto porto di medietà fecandarie. Per liberarfi da quefto difordi-
ne è d'ucpo rifalire la trabeazione fopra i due ultimi intcrcolunnj ufando
le colonne rotonde, e fcrvcndofi delle rettangole nei tre rimanenti . Ecco
<lunque l'afpetto di mezzo di tre fori, e i laterali di un folo, e per con-
feguenza levato l'inconveniente , che una colonna ferva per medietà fecon-
ilaria . Un fmile artificio fi adopra nelle facciate di undici fori . Tre iiiter-
colunnj fi affegnano all' afpetto di mezzo con colonne rotonde, ne feguono
tre per parte con pilaftri o colonne rettangole, e nell'ultimo da un canto,
e dall'altro le colonne rotonde {\ tornano a mettere in ufo. Altri cafi an-
cora potrebbero addurfi, ma di quefli per ora faremo contenti rifervando-
mi di dare una idea compiuta delle facciate. Ho detto , che le rifalite de-
vono foftenere maggior pefa, ed or lo confermo. Nell'interno il giuoco Io
fanno le volte , e mi ha fervilo di cfempio queflo tempio di S. Liberale :
ncll'eflierno fi accrefce il pefo coi frontifpicj, e colle ftatue, le quali fi de-
vono
ErEMENTtDi Architettura Cap. XV. 27
vono ommettcre nella parte non rifalita; dell'edificio,, onde fi vegga la dif-
ferenza del pcfo {ovrappoflo..
CAPITOLO XV.
Della combinazione' delle Facciate ..
L If A prima facciata di un fijro folo , die farà un arco fiancheggia-
M^ to da due colonne, pdtrà foltanto fervire per la cella delle campane
in una torre,
II. La feconda facciata di tré fori può adattarfi ad una picclola cafa »
che abbia le flanze terrene, e quelle dell' apjvirtamento nobile dimezzate ,.
e contenga quattro piani uno' al di fopra dell'altro. Acciocché la cafa non
ricfca troppo' angufta,. è d'uopo coftruirla con tre arcature, e colle colon-
ne binate, o fempUci, ovvero con un'arcatura nel mezzo , coii: un inter-
colunnio per parte di mod. 6, e colle colonne binate.
III. Nel Capitolo precedente ho- tenuto difcorfo' della facciata dì cinque
fori, fuggerendo il ripiego di ufar le colonne rotonde ne' due intercolunnj^
«ftremi, ed i' pUaftri nei tre di mezzo.. Ci farà permeflb ancora d'inverfa-
jnente operare , mettendo in ufo i pilaftri nei due ultimi intercolunii; , e le
colonne nei medf. Con tali artifici faranno falvate le mcdictà fecondarie f il
che fi' otterrà parimente componendo la facciata con cinque intercolunnj
eguali a colonne, o a pilaflri, che altrettanti archi contengano.
IV. L'afpetto di fette fori può fcompartirfi in tre modi, cioè con tre in—
tercohmnj di parte, e di altra che prendano l'arco in mezzo, ovvero cor*
tre archi frammezzati da quattro- intercolunnj, o finalmente con fette archi'.
V. In due guife fi coftruirà la facciata di nove fori : la prima con tre
intercolunnj a pilaflri da una parte,, e dall'altra, e tre intercolunnj a colon-
ne nel mezzo: la feconda con due intercolunnj a colonne nella eftremità ,.
e fette a pilaftri nel mezzo, o a rovefcio. GÌ' intercolunnj frattanto rifali-
tf nelle due eftremità meriteranno lode maggiore v perchè accrefcono forzai
al cantone eh' è la parte più debole dell'edificio.
VI. Ho già dato nel citato Capitolo la diftribuzione della facciata di un-
dici fori, ne qui mi farò a replicarla. E' lecito ancora formarla con. undi-
ci intercolunnj con arco tutti a colonne, o a pilaftri.
VII. Può difporfi la facciata di tredici fori con fette intercolunnj a colon-
P i ne
zi Elementi diArchitettuka Gap. XIV.
ne nel mezzo, e tre a pilaftri di parte, e di altra, o pure con fette intcr-
colunnj a pilaftri nel mezzo, e tre imercolunnj con colonne da entrambe le
parti. Riufcirà parimente lodevole il collocare tre archi nel mezzo fiancheg-
giati da un intercolunnio per parte ufando le colonne . Succedano pofcia d'
ambedue i lati tre intercolunnj con pilaftri, ed un intercolunnio con colon-
ne chiuda la ferie.
Vili. In più modi fi otterrà lo fcòmpartimento della facciata di quindici
fori. Primieramente con fette intercolunnj a colonne nel mezzo , con tre a
pilaftri per parte , ed uno a colonna in ambi gli angoli dell' edificio . In
fecondo luogo ritenuti nel mezzo foltanto tre intcrcolun'ij a colonne , fi pro-
feguifca a deftra con un intercolunnio a plUftri mediocremente rifilito, a cui
ne fueeedano tre non rifiliti, indi uno rifalito mezzanamente, e fi dia com-
pimento con un intercolunnio a colonne : lo ftefTo fi faccia dalla parte fini-
ilra . Ci farà in terzo luogo conceffo di ufare tre intercolunnj a colonne nel
mezzo, indi cinque a pilaftri , e finalmente uno a colonne d'ambi i lati .
Ed acciocché ai cinque intercolunnj non manchi la medicea fecondarla , $'
introdurranno gli archi nei tre di mezzo . Pofta in opera una tale cautela
potremo in quarto luogo collocare cinque intercolunnj con colonne rotonde
nel mezzo, ed altrettanti con pilaftri di parte, e di altra . Si difponga in
quinto luogo la facciata con quattro ternarj d' intercolunnj di mod. 6, di
mod. S, di ;nod. 6, fcparati l'uno dall'altro da un arco , ufati coftantc-
mente o pilaftri, o colonne. In fefto luogo fi collochi un arco o mezzo ,
e da entrambi i lati fette intercolunnj di mod. 6 ponendo in opera fcmpre
i pilaftri. Rifervo all'ultimo luogo la femplice difpofizione di quindici in-
tercolunnj tutti a colonne, o a pilaftri , the fieno a vicenda di mod. 6, di
mod. 10 con arco, la quii fi potrà in altri incontri ottenere , quando de-
tratta la unità dal numero dei fori , la metà del refiduo fia impari . Trala-
fcio altri fcompartimenti per non riufcir troppo lungo.
IX. La facciata di diciafette fori ammette varie diftribuzioni , ed io ne
nomino tre: la prima con cinque intercolunnj a colonne nel mezzo, un pa-
ri numero con pilaftri a deftra, e a finiftra , ed uno a colonne in ambe i*
cftrcmità: la feconda cogl' intercolunnj nel mezzo come fopra , un interco-
lunnio a pilaftri d« un lato di minor rifalita, tre intercolunnj a pilaftri non
rifaliti, un altro intercolunnio a pilaftri della mentovata mezzana rifalita ,
e per ultimo un intercolunnio a colonne ì dovendofi replicare Io ficffo dall'
altro lato; la terza con fette intercolunni a colonne nel mezzo, e da entrem-
be
Elementi m Architettura Cai>. XV. 19
bc le parti un intercolunnio a pilaftri, tre a colonne, ed un altro a pilaftri.
X. Mi reftringo a far menzione di quattro difpofizioni , che fi adattano
alla facciata di diciinnove fori. Si pongano fette intcrcolunnj a colonne nel
mezzo a vicenda di mod. 6y di mod. 10, e pofcia d'ambedue i lati un in-
tercolunnio a pihlhi di mod. 6 mediocremente rifalito , tre intcrcolunnj a
pilaftri di mod. 6, di mod. io, di mod. 6 non rifaliti , un altro interco-
lunnio parimente a pilaftri di mod. 6 di mezzana rifalita , e nell' ultimo
luogo un eguale intercolunnio a colonne. Si potranno altresì, ufando le co-
lonne, collocare nel mezzo tre intercolunnj con arco fiancheggiati da un in-
tercolunnio per parte di mod. 6, formando pofcia da un lato, e dall'altro
fette intercolunnj a vicenda di mod. 6, di mod. 8 non rifaliti, ponendo in
ufo i pilaftri. R.icfcc parimente elegante il mettere nel mezzo tre intcrcolun-
nj a colonne di mod. 6, di mod. io, di mod. 6, e da entrambi i lati pri-
ma fette intcrcolunnj a pilaftri, i due cftremi di mod. 6 , i cinque mcdj
di mod. 8, e pofcia un intercolunnio a colonne di mod. <5 . Nell'ultimo
fcompartimento fi adoprano vicendevolmente gì' intercolunnj di mod. 6, di
mod. 10, fervendofi fcmpre, o dei foli pilaftri, o delle fole colonne.
XI. Parecchie diftribuzioni ci e concelfo di accomodare alla facciata di
yentiun fori , cioè a dire collocando cinque intercolunnj a colonne tre con
arco, e due di mod. 6 nel mezzo, indi fette di parte, e di altra a pilaftri
alternativamente di mod. 6, di mod. S, e finalmente un intercolunnio a co-
lonne negli angoli di mod. (T. o pure ritenendo i cinque intercolunnj a co-
lonne nel mezzo, mettendone altrettanti a pilaftri a dcftra, e a finiftra , e
terminando con tre intercolunnj a colonne da entrambi i lati, uno di mod.
IO, e due di mod. 6: o difponendo fette intercolunnj nel mezzo a colonne
alternativamente di mod. 6 , di mod. 10, ed un pari numero con pilaftri
da un canto, e dall'altro a vicenda di mod. 6, di mod. 8. ovvero aCfcgnan-
do nove intercolunnj con colonne rotonde alla medietà principale , tre dì:
mezzo con arco, e tre di parte e di altra uno con arco, e due di mod. 6y
e continuando con tre intercolunnj per parte di mod. 8 , polli in opera i
pilaftri, e pofcia dando fine alla facciata collo ftclTo numero d' intercohinnj
a colonne, uno con arco, e due di mod. 6. Si potrà anche conìporre l'af-
petto di mezzo con quattro ternarj d' intercolunnj di mod. 6, di mod. 8 »
di mod. 6, l'uno dall'altro difgiunti da un arco, ufate le colonne , e ter-
minar poi la facciata con uno de'fuddetti tcvnarj per parte a colonne , m*
rifalite.
XII. La
jo Elementi di Architettura Cap XV.
XIL La facciata di veniitre fori farafli con fette intercolunnj a colonne-
nel mezzo, tre con arco, e quattro di mod. 6 difpoftl in modo, che fem-
pre due di quefti prendano in mezzo uir arco. Seguiranno d'ambi i lati fet-
te intercolunnj di mod. 8. con pilaftri , indi fuccedcrà un intercolunnio a
colonne di mod. 6, che terminerà la facciata . Tralafciate- le altre difpofi-
2Ìoni, noterò folo, che (T può collruire o a foli pilaftri, o a fole colonne ,.
alternando gl'intercolunnj di mod. 6, ài mod. io-, e che incontrandoli i fo-
ri delle due dcfcritte facciate, fi poflTona adattare allo ftcffo palazzo, e cor-
rifpondere alle due ftrade anteriore, e pofteriore -
Xlir. Avrà l'afpetto di venticinque fori fette intercolunnj a colonne nel
mezzo alternativamente di mod. 6. ài mod.. io-. Ci farà pofcia^ ritirato all'
indietro un intercolunnio a- colonne di mod. 6, e continuando con fette in-
tercolunnj a pi ladri come fopra alternati, fi terminerà coll'intercolunnio di
mod. 6 a colonne mezzanamente rifalite . In un mio difegno ho difpofto'
quefla facciata con ventitre intercolunnj con arco prefi in mezzo da due di
mod. 6 fiarycheggiati: colle colonne binate . Si veggono nel mezzo cinque
archi aperti, feguono tre archi con fineflra da un canto, e dall'altro, indi
tre archi aperti, e finalmente altrettanti con fineftre..
XIV. Se la facciata contiene ventifette fori, fi alfegninò' alla medietà prin-
cipale nove intercolunnj difpofti, come ho prefcritro al numvXI. mettendo
in opera le colonne, ed un pari- numero d'amendue i lati , fei-vcndofi dei
pilaftri . N«lla ferie de' palazzi da me difegnata, fi vede una tale facciata
eontenerc nel mezzo diciannove intercolunnj a vicenda di mod. 6.,. di mod.
10; Sporgono pofcia in fuori con un intercolunnio di mod. 6. due fpccie
di torri da un lato, e dall'altro, il cui afpetto è formato da tre- interco-
l'nnnj di mod. 6., di mod. io., di mod. 6., nelle quali fopra il terzo or-
dine s'intjalza un'atticinio . Termina la facciata con un intercolunnio di-
mod. 6. ritirato in' dietro con eguale intercolunnio 5 che forma il fianco del-
la torre. Anche nella prefente facciata può^ aver luogo la. continua vicenda'
degl' intercolunnj di mod. d. , di mod. 10.
XV. La facciata di fori ventinove potrà contenere tré' archi nel mezzo, C'
pofcia di parte, e di altra gli intercolunnj di mod. 6., di mod. 8., di
mod. 6. ufate fempre le colonne . Un pari numero di nove intercolunnj a
pilafiri fimilmentc difpofii fi collocherà da entrambi i lati, e- fi darà com-
pimento coll'intercolunnio a colonne dì mod. 6. E' flato- da me ideato un
palagio con quattro facciate ognuna di ventinovè fori . La facciata princi-
pale
Elemento di Architettura Gap. XV. 51
■pale ha nel mezzo l'intercolunnio di mod. io. con arco, indi da un can-
to, e dall'altro gl'intercolunnj di mod. <S. , di mod. 8., di mod. <J. , e que-
fti (ette intercolunni a colonne hanno un rifalto in fuori, che contiene V
intercolunnio di mod. 6. Succedono da entrambi i lati prima fette interco-
lunnj con pilaftri alternatamente di mod. <$., di mod. 8., indi tre interco-
lunnj a colonne di mod. 6. , di mod. 8. , di mod. 6. , che rifaltano in fuo-
ri come fopra , e fimlmentc un intercolunnio a pilaflri ritirato in dietro,
che dà termine alla facciata . Lo fcompartimento della facciata laterale è fimilc
rei quattro ultimi intercokinnj a delira, e afìniftra. La varietà confifte nella
difpoiìzione dei ventiuno intercolxinnj intcrmedj a pilaftri, che come i due
eftremi parimente a pilaftri ftanno ritirati all'indietro. C'è un arco aperto
nel mezzo , e pofcia fuccedono per efempio a deftra gl'intercolunnj di
TOod. <J. , di mod. 8., di mod. 6. Seguono tre coppie d' intercohinnj di
■jnod. IO. con arco, di mod. 6., e fra i tre archi, il folo medio e aperto,
•e negli altri due fono collocate delle fineftre. Un intercolunnio di mod. 6.
"un poco rifalito dà compimento alla difpofizione dei dieci intercohinnj a
deftra dell'arco di mezzo, alla quale dee farfi limile quella degli altrettanti
intercolunni a Uniftra-.
Penfo^ che fia fufflcientc il numero già defcritto delle facciate, potendo,
ie così gli aggrada, profcguire clii legge con fimil metodo. In tanto fi ri-
fletta, che le rifalite oltre all'accrefccre la bellezza dell'edificio, falvano le
•medictà fecondarle, e fono cagione, che le due facciate oppofte l'una all'
altra fi pofTano diverfamente ordinare fenza pregiudicare gl'incontri delltf
fineftre . Ci fieno due intercolunnj di mod. 6., tino rifalito, e l'altro riti-
rato, ed accaderà, che i punti mcdj delle fineftre fiano diftanti mod. 9.
Refterà invariata la ftefìfa diftanza, fc dei due intercolunnj non rifaliti uno
fia largo mod. <S. , e 1' altro mod. 8. In oltre due intercolunnj di mod. 8.
richiedono la lontananza di mod. io. fra i punti medj dei fori, che fi man-
tiene tale, anche quando un intercolunnio « di mod. 6., ed il vicino non
rifalito di mod. io.
Ho già detto, che le rifalite efigono di foftener un pcfo maggiore , il che
fi effettua ponendo fopra ogni colonna rìfalita una ftatua , o pure mettendo
il frontifpicio fopra la parte di mezzo dell'edificio, quando il richieda. Il
frontifpicio ft adorna con tre ftatue in piedi collocate fugli acroteri, o pic-
cioli piedeftalH larghi quanto la colonna da capo, ed alti ì due laterali,
quanto ricerca l'afcefa del frontifpicio hel tenere della loro larghezza , e
quei-
;2 Elkmhnti di Architcttura Cap. XV. XVf.
quello di mezzo la metà dei predetti. Sopra il loro tronco così determina-
to fi pone un cimacio o con l'apofigi, o fia fcimillo, o fcnza a piacere,
avvertendo, che lo fcamillo è più atto allo fcolo delle acque.
Nelle rifalite degli an?;oli , poftochè in quella di mezzo vi fìa il fronti-
fpicio, fi fiarmerà una fpccic di guglia alta quinto il frontifpicio fuddetto,
fopra cui fi porrà una palla traforata con una punta di ferro . Sirà larga
qucfta guglia quanto rintcrc(jlunnIo di mod. 6., più le due colonne dimi-
nuite, a piombo delle quali fi metterà un dado alto per lo meno quanto
lo fporto della cornice . Il contorno della predetta guglia verrà comporto
da due cartoccj di parte, e di altra analoghi ai menfoloni, coi quali fi fo-
ftienc la cornice delle porte, ma diverfamente collocati , dovendo fituarfi in
pendio colle volute maggiori abbaffo, e le minori in alto, fopra le quali
fi lavora una proporzionata cornice, che ferve di bafc alla palla , il cui
diametro fi farà eguale alla larghezza della bafc mcdcfima. Qiiando non vi
fia frontifpicio, è d'uopo porre le ftatue foltanto fopra le colonne, o i pi-
laftri rifaliti, privando di qucfl' ornamento i non rifaliti .
Bclliflimo afpctto fa una ringhiera porta al di fopra di tutto l'edificio, la
quale avrà gli rtar.ti a piombo d'ogni colonna o rotonda, o quadrata, che
fi determineranno larghi quanto il diametro della colonna diminuita . Le ri-
falite della ringhiera faranno a quelle della facciata corrifpondenti , e l'or-
namento delle ftatue richiederanno.
CAPITOLO xyi.
Delle Ragioni Ottiche.
A Nche le leggi ottiche hanno luogo in Archiréttura > dovendofi aver
f^iTSU. m'''a a ciò, che nafcondono all'occhio gli agetti delle cornici, ed
acconciandofi , e rertringcndofi un oggetto, quando fi mira dal baffo. L'e-
ilimativa fupplifce, è vero, ma foltanto in parte, e perciò bifogna ajutar-
la. Un edificio lo pollo vedere ia più fiti . Ridotte a computo le porzioni
dagli agetti nafcorte, e prefane una media, dovrò querta aggiugnere per
fecondare Ja eftimativa. Sia per efempio una Chiefa ornata coli' Ordine At-
tico, e potendo mirarlo all'crtremità, o alla metà della lunghezza, all'e-
flremità , o alla metà della larghezza, troTO col calcolo le parti coperte
l>U; occhio nelle quattro Stazioni dallo fporto della cornice dell'ordine, e la
loro
Elementi di ARcarTSTTuiiA Cai>. XVf. XVII. 55
loro fomma divifa per quattro determina la mil'ura , per cui deve accrefcé-
re l'altezza dell'ordine Attico. La parte nafcofa in un dato (ito, tfempi-
grazia all'cftrcmità della lunghezza, lì trova così. Come la lunghezza del-
la Chiefa meno l'agetto della cornice all'altezza dell'ordine meno quella
dell'uomo fino agli occhi, così l'agetto della cornice al quarto termine pro-
porzionale, che fi eguaglia alla parte nafcofa, di cui fi va in traccia. Dalle
cofe dette dipende la ragione, per cui fi danno i dritti agli archi. Non fi
difcofterà gran fatto dal giufto, chi ftabilirà il dritto uguale allo fporto
della cornice negli archi maggiori , ed a quello della importa negli archi
dall'ordine. I Romani, che facevano le fabbriche di una fomma grandez-
za, accrefccvano alquanto il plinto della bafe della colonna collocata fui
pìedeftallo, e diminuivano meno le colonne più alte, benché appartenenti
all'ordine fleffo, a cagione che un oggetto apparifce più picciolo veduto da
lontano, che da vicino. ElTendo i nollri edificj di mifure affai limitate
non abbiamo bifogno di quefti riguardi . Si eccettuino le torri , le quali
afcendendo a grande altezza, vanno affai poco diminuite . La diminuzion*
per altro le rende più rcfìftenti, e robuftc, accadendo dilTìcil mente, che uCcif
pofTano dalla linea del piombo .
CAPITOLO XVI r.
Delle Volte,
DAta la pianta artificiale di un edificio, è data {jcr confcguènza la vol-
ta, traendo quefta l'orìgine da quella, e perciò ad una buona o cat-
tiva pianta corrifponde una volta degna di lode, o di biafimo. Per ifpie-
garc qualmente nafca una volta, fupponiamo, che un arco cammini fempre
parallelo a fé ftcffo per la direzione normale al Aio diametro, e che il cir-
colo eflcriorc dell'archivolto generi una fuperficie femicilindrica, ci mette-
rà cfTa fotto degli occhi una volta a due venti.
Abbiafi una tribuna quadrata formata con quattro archi maggiori, negli
angoli della quale ci fiano i cantoni, ovvero le colonne ifolaté. La in ter fe-
cazione di due volte a due venti determina la volta di quella tribuna, do-
vendoC concepire levate le parti interfecate inferiori, che ingombrerebbero
gli archi . Con tale artificio è collruita la volta della tribuna di S. Libe-
£ rale,
?4 lÌLKMHNTI DI ARCHITETTURA Ca1>. XV I f.
ralc, la quale è foftcnuta dalle quattro colonne ifolatc qualmente II loro
ufficio richiede.
Se fi levaffero le parti interfecate fuperìori , e fi lafciaflero le inferiori,
nafcerebbe una volta a quattro venti, che può dei pari generarfi colla in-
terfecazione di due volte eguali a due venti o circolari, o ellittiche. Una
volta ellittica a quattro venti fopra una pianta quadrata fi tagli per metà
con una linea parallela a due lati oppoftì , e la fezione , che ne prover-
rà , farà quella ftcffa elliffe, da cui è ftata prodotta la volta. L'una delle:
due metà fi allontani dall'altra, movendofi orizzontalmente per la direzio-
ne normale alla fezione predetta, e fi fupponga , che quefta generi una vol-
ta a due venti. Con tal artificio ci fi prefenta una volta parte a due ven-
ti, e parte a quattro conveniente ad una pianta di figura rettangola , la qua-
le fi adattarebbe alle Chicfe ad una fola nave, fé non ci foflcro lunule.
Ora è da vederfi come fi generino quelle lunule . Il diametro o alfe mag-
giore dell'ellilTc, che ha prodotto la volta della Chiefa fi eguaglia alla lar-
ghezza della fteffa meno due agetti delle colonne diminuite, l'una delle quali
ftà in faccia all'altra. Il fcmiaflc minore dee fuperarc la fomma del raggio
dell'arco maggiore piil il fuo archivolto per tale mifura , che la proge-
zionc nel fottopofto piano orizzontale del contorno della lunula, che cin-
ge r arco predetto , fia un triangolo, i cui lati facciano colla larghezza
della Chiefa , due angoli {emiretti . Stabilita la mentovata mifura , e fup-
ponendo defcrltta la volta della Chiefa fcnza lunule , dalla fommità dell'
archivolto dell'arco maggiore fi tiri la tangente all' ellifTe , che paffa pel
centro dell'arco fteffo, e fi congiunga la detta fommità col centro dell'arco
con una linea, che formerà un angolo ottufo colla tangente. Si giri queft'
angolo intorno al centro dell'arco, e la tangente genererà la luperficic di
tir, furto conico, che interfecandofi colla volta determinerà la lunula , la
progczione del cui contorno nel piano orizzontale farà un triangolo ifofcc-
]e , che avrà alla bafe gli angoli fcmiretti .
Collo fteffo metodo fi ftabilirà la fuperficie delle lunule» che cingono le
mezze lune pnfte al di fopra degli archi dell'ordine , e fi darà compimen-
to alla volta della Chiefa a una fi'la nave , Le lunule corrifpondenti alle
mezze lune nella Chiefa del Redentore in Venezia riefcono depreffé, e pò»
co graziofe, perchè la loro progezione nel piano orizzontale non è un tri-
angolo, ma bensì una iperbola conica. E' nato quefto difordine ( io fup-
pongo fenza il cenfcnfo del Palladio ) a cagione che nel cofiruirc la voi*
A ta
EtEMfiNTi DI Architettura Cat. XVII. 35
ti folìda , le fommità delle innule in vece di farle toccare relliiTi , fi fo-
no detcrminate orizzontali. La teorica di quefte lunule, clic fono porzio-
ne della fuperficic di un furto conico , è ftata inventata dal Sig. Co: Gior-
dano Riccati.
La volta fopra il femicircolo di un coro fi genera col girare efTo femi-
cìrcolo intorno al fuo diametro , e la fuperficic di cfTa fi eguaglia alla quar-
ta parte di quella della s/èra, o fia all'aja del circolo generatore. Due di
tali volte congiunte inficine formano quella di una cupola.
Dcterminarcmo le vele di una cupola di bafe quadrata , fofienuta da
quattro archi, fé condurremo la diagonale di quel quadrato, eh' è fituato
nel piano orizzontale, che pafla pei centri degli archi ftclll , e fervendofi
di cfTa in qualità di diametro , defcrivercmo una sfera . La fuperficic di
qucfta intercetta fra due archi collocati in angolo, la figura delle vele ci
fomminiftra. Nella fommità degli archi formano le quattro vele un circo-
lo , che tocca gli archi medcfimi , fupponendofi in quei fito tagliata oriz-
zontalmente la sfera delincata .
Avendo quefta cupola di S. Liberale la pianta ottangolare, il principi ri
^cUe vele al di fopra della cornice dell'ordine attico fi accomoda alla det-
ta figura, ed il loro fine fi adatta al circolo della cupola. La ftruttura di
cjncfte vele è frutto dello Audio del mentovato Sig. Co: Riccati .
Giacche ho nominata la pianta ottangolare, dirò due parole della volta,
che le compete, quando fia ugualmente larga, che lunga. Sopra le quìttro
coppie di Iati oppofti fi formino altrettante volte a due venti di pari al-
tezza, e dalla interfecazione di quelle ne nafcerà la volta 2 otto venti, che
riufcirà ottangolare corrifpondentemente alla pianta . Se la pianta folTc bif-
lunga , detratta dalla lunghezza la metà della larghezza da una parte «
dall'altra, fulla porzione, che rcfta dei due lati più lunghi, fi dee coftrui-
re la volta a due venti .
Ho ftabilito di fopra, che le colonne debbono {oftenere le volte, e che
un maggior pcfo richiede le rifalitc . La volta di un coro , o di una cu-
pola, e quelle a due, a quattro, a otto venti ricufano le rifalite , perchè
il loro pefo è da per tutto uniforme. Che fc faranno interotte dalle mez-
ze lune, la trabeazione fotto di quefte dee ritirarfi, onde foltanto {porti
dalla muraglia quanto i centri delle colonne; acciocché chiaro apparifca ,
effere le lunule, e la volta fofleniitc dalle colonne, che rifalifcono . An-
che le vele delle cupole fono fpccie di volte , o perciò in quella Chicfa di
E z S. Li-
j6 Elementi di Architettura Cap. XVII. XVIII.
S. Liberale vengono rettamente foftentate dalle colonne, fopra le quali la
trabeazione ha una rifalita .
Refta , che io dica qualche cofa di quelle volte, che fpecialmentc fi co-
ftumano nei palagi, e riefcono afTai graziofe. Abbiafi per efempio una
pianta rettangola. Nella fommità della volta fi forma un rettangolo , i cui
lati diftino egualmente da quelli del vafo , e intorno ad effo la volta a
quattro venti fi coftruifce . Tali volte devono farfi leggiere , perchè fé fof-
fero folide , le fuperficie piane collocate nelle loro fommità non potrcbbon
fulìifterc ..
CAPITOLO XVII L
Delle Cupole .
f 0 "Hliattandofi delle volte ho ragionato ancor delle cupole, delle quali per
J^, altro prefentementc mi accingo, a farne particolare diftinta menzio-
ne. L'ufo dtUe cupole venne a noi dall'Oriente, cffendo quei popoli an-
che al giorno di oggi inclinati molto per un tal genere di ornamento, il
quale quantunque pecchi di foverchia arditezza, fa nulladimeno così bella
comparfa, che non verrà bandito giammai dall' Arcliitettura . E tanto me-
no ciò accaderà , quanto che fpeffe fiate è d'uopo introdurlo per rimedia-
re ad una foverchia fonorità , e perchè un qualche fito, che fenza queflro
ijuto farebbe fcarfo di lume , lo pofla ricever dall'alto. Per liberare la
Chiefa di S. Giuflina di Padova dalla eccedente fonorità chiamaron que'
Monaci il famofo Vincenzo Scamozio. La nave di mezzo ha Ja larghezza
di un arco maggiore, e la lunghezza di tre fino alia cupola, la qual lun-
ghezza e/Tendo divifa in tre quadrati, fopra ciafcuno il rinomato Andrea
Ricci Briofchi vi avca formato una volta con quattro lunule eguali , che
ai parere dello Scamozio cagionava il difetto. Levate dunque tali volte ,
vi foftituì con ottimo fucccflo altrettante cupole fchiacciatc o catini - I-i
cupola di S. Liberale è molto opportuna per togliere il mentovato incon-
veniente, e ferve per illuminare l'ottangolo, che le fommiiìiflra la pian-
u. Per la qual cofa ogni pai te della Chiefa ha il fuo lume, ne altro di-
fetto io ci trovo, (e non che la tribuna lo ha un poco eccedente , il che
fi. fcopre entrando in Chiefa, veggendofi le volte negli altri fiti meno il-
luminate di quella della tribuna . Jl rimedio per altro e facilillimo , ba-
flan-
Elemhkti di ArchitettvUa Cap. XVITI. 37
ftando cangiare le mezze lune in balconi fimili a quelli delle picciolé
cappelle.
Ora egli è d'uopo, che io paflì a far menzione delle varie Tpecie di
cupole. La prima, fc pure può dirfi tale, è fornita delle fue quattro ve-
le, e della cornice circolare al di fopra , a cui fuccede un fofifìtto piano,*
figura di lacunare: in qucfli maniera il Battifterio di Valla è flato da me
coftruito. La feconda (oftitulfce al foffitto piano una cupola col fuo drit-
to, la quale può eflfere o circolare, o ellittica colla faetta maggiore , o
minore del raggio del circolo. Dell'ultima foggia fono le cupole fuggerite
dillo Scamozio per la Chiefa di S. Giuftina volgarmente dette catini . L»
terza fpecie ha un rocchello , che s'innalza fopra degli archi, foftenente la
cupola, ornato con cornice, balauflri, ed ordine di Architettura, negl'in-
tercolunni del quale ftanno alternativamente difpofte fìncftre, e ftatue col-
locate nelle loro nicchie. Tutte e tre le defcritte maniere di cupole vengo-
no in concio, quando l'opportunità di ufarle rettamente s'intenda . Il Bat-
tìftero di Valla ha quell'altezza, che al detto vafo conviene, e perciò non
ci era bifogno di maggiormente innalzarlo con una cupola , non permetten-
dolo le circoftanze, ed il buon gufto della bruttura . I catini della Chiefa
di S. Giuftina vanno ottimamente > perchè molto non fi allontanano dalla
volta prefcelta dal Briofchi , e perchè un maggior lume non è neceffario
Al contrario nella Chiefa di San Liberale, r.ffendo la cupc^la fondata fopra
un ottangolo , e non tanto picciolo, riufcirebbc affai diffettofa , fé del roc-
chello fjffe mancante. Ottiene qucfto l'effettOj che la larghezza della cu-
pola abbia la totale Aia altezza, quale apparifce vedendola in ifcorcio, la
fteflfa proporzione , che compete agli archi conici della Chiefa , onde refti
confervata una perfetta unità .
Il bifogno del lume perfuafc gli Architetti di concedere i rocchelli alle
cupole, ed accioccfcè qucftc non afcendclTero a foverchia altezza, li deter-
minarono affai deprefU . Sembrando loro troppo gracili le colonne , colle
quali le adornavano, fé le facevano dell'ordine della Chiefa, o più fveltej
perciò Longhena alla Salute , Palladio a S. Giorgio maggiore , ed al Re-
dentore in Venezia hanno fcclto l'ordine Tofcano , onde avere nella pic-
ciola alttiza il maflimo diametro. Non così fi adoperò il Briofchi nelle tre
cupole di S. Giuftina di Padova , che fono nella crociera, mettendo in ope-
ra le colonne Corintie, che contengono bensì la imperfezione di aver i lo-
ro diametri aliai tenui, e mefchinii ma come le Tofcane non fgno poi tan-
to
/
j8 Elementi di Architettura Cap. XVIII.
to rozze. Di quanto abbiam detto facilmente raccogliefi, ch'egli è d'uopo
ornare il rocchello delle cupole con colonne , corri fpondenti a quelle del
tempio, e in riguardo all'ordine, e in riguardo all'altezza. In quefla gui-
fa confervafi l'analogia di tutto l'edificio , né fi veggono colonne di trop-
po picciolo diametro foftenere una vafta mole, né s'incorre l'altro difetto
di fovrapporre ad un Corintio un Tofcano. Egli è vero, che le colonne
della cupola non ftanno a piombo di quelle della Chiefaj ma non può ne-
garfi altresì, ch'effcndo collocate in maggior altezza, non debbano farfi pia
gracili, non altrimenti che nella facciata di un palagio coftumafi .
Quando fi voglia accrefccre il lume, coftruifcafi una lanterna nel mezzo
della volta della cupola , la quale lanterna altro non è che una picciola cu-
pola fovrappofta alla grande col rocchello ornato , e con le feneftre , la
quale fcrvirà principalmente per illuminare tutto ciò , che ftà di fopra della
cornice dell'ordine della cupola. Non tralafcio di avvertire, che accorcian-
dofi gli oggetti veduti dal baffo in alto, farà lodevole, che la fezione ver-
ticale della cupola, che paffa pel centro , fia un'elliffe in piedi, ovvero,
quando vi abbii la lanterna, un arco di fcfto acuto, il quale fi defcrive
con due centri, che più o meno fi avvicinano alia eftremità del diametro,
fecondo la intenzione dell'Architetto. In quella guifa da Filippo Brunel-
Icfchi , e da Michelangelo Buonaroti furono coftruite le cupole di S. Maria
del Fiore in Firenze, e di S. Pietro in Roma, che avendo diametri a un
di preffo eguali a quello del Panteon , ad una forprcndeine altezza fono
ftate innalzate.
Abbiamo finora fatto parola di ciò, che riguarda la villa , e prelente-
xnente alla folidità conviene far tranfito. Le cupole fono una fpecie di volte
che per dire il vero hanno dell'ardito, particolarmente quando vi abbia il
rocchello; poiché fé fono di pietra, e non di legno, o di altra materia
leggiera , col loro sfiancamcnto tentano continuamente di far ufcire il roc-
chello dalia linea del piombo. Peggio ancora fuccederebbe, fé le colonne,
che fervono di ornamento al detto rocchello, foffero ifolate, e vuoti gl'in-
tercolunnj; imperciocché certamente non reggerebbero né allo sfiancamcnto,
ne al pefo . Per opporfi a tali difordini , bifogna far fempre il rocchell»
pieno, e forarlo foltanto colle fineftre, ed in oltre munirlo coi contraffor-
ti j il che fi vede baftantemente effettuato nella cupola di S. Liberale, per-
chè la volta è leggera , e con molto maggior vigore nella cupola foiida
della Salute in Venezia, i cui contraffarti fono collruiti tanto pulitamente,
che
Elementi ni Architettura Cai». XVIII. 39
cfie il loro afpctto fa ncU' occhio un cflctto maravìgliofo . Pofto che i con-
trafforti non fi giudichino fuAcicnti , fa di mefticri armar la cupola con
cerchi di ferro formati di pezzi con arte fina inficme congiunti , i quali fi
collocano nella parte fuperiore del rocchello un pò al di dentro della fu-
perhcic cftcriore . Dei cerchi per altro non polliamo molto fidarci, ed io
certamente non mi terrei ficuro della durevolezza di una cupola, alla quale
anche più di un cerchio foffe applicato. In fatti due robufti cerchi non im-
pedirono il moto nella cupola di S. Pietro in Roma i dimodocchè lotto il
pontificato di Benedetto XIV. antcceflbre del Regnante ve ne fono flati ag-
giunti altri due . Nella mentovata cupola della Salute non fo , che fia fé-
guito alcun moto; ma egli è d'uopo riflettere, eh' è doppiamente ciunita ,
e coi cerchio di ferra, e con de' validiffimi contrafforti . Il ferro per dire
il vero è atto a refiflere , purché qualche occulta imperfezione non conten-
ga. Prima di porlo in opera, farà bene percuoterlo per udirne il fuono, e
da queflo comprendere, s'è fenza crepature, e da per tutto omogeneo. Ciò
non pertanto io configlierei di coflruire le cupole con rocchello a volta leg-
gerai perchè nelle cupole, e negli archi folidi fcarfi di fpalla dopo molti ,
e molti anni fi fono veduti dei trilli effetti . E vaglia il vero i nel mezzo
della facciata di S. Marco in Venezia ci è una grande arcatura con pochif-
fimo fianco atto a cedere allo sfiancamento . L'Architetto accortofi del di-
fetto, armò l'arco con due groffe travi di ferro, che dopo aver refiflito
per qualche centinajo di anni, tutt'c due ad un tratto fi ruppero, e la fac-
ciata farebbe caduta, fé fubito non vi fi fofle pofto rimedio. Se aveflimo il
potere del Re Teodorico, farebbe in noftra balìa il far ifcavare in un gran
maflb di marmo una cupola fimile a quella , che fi ammira in Ravenna,
la quale non efercita sfiancamento veruno contro 11 rocchello . Ma forman-
dofi la cupola con piccioli pezzi di pietra , égli è d'uopo molto ben fian-
cheggiarla , e ftrignerla fortemente con cerchi di ferro i onde polla illefa
confervarfi per molti Secoli.
C Ar
^O rÌLE.MENTl 13 1 ARCHITETTURA C-Al'. X'X.
cAPijTOLo X rx-
Desìi Ornamenti inttrni , e dei Colori.
(^l orna internamente un edificio con pitture^ ftucclìi , intagli, fpécchì,
\J) criftalli, dorature, tappezzerie, rimcffi, pavimenti a finto marmo, o
a difegno, marmi fini, vernici, mijoliche ec. Le camere fi fanno o a voi'
ta , o a travatura. Si dipingono intieramente le volte, o fi ftuccano, o pu-
re fi mefcola lo ftucco colla pittura , il che riefce aliai più graziofo . La
yolta dipinta può contenere una fola ftoria , cfempigrazia un Giove fulmi-
nante nel mezzo, ed una caduta di Giganti allo intorno, che giungano fino
alla cornice, e quando non fi volcflero ufare tappezzerie, fi potrebbe om-
mettcre la cornice , e continuar la pittura fino ai canapè , la cui altezza
dovrebbe eguagliare quella del bafamento. Ci farà ancor pcnneflo di orna-
re una volta con un quadro in mezzo, e varj ripartimenti all'intorno, nei
quali fé s'introdurranno figure dipinte coi colori naturali, dovranno eflfere
della fteffa grandezza di quelle del quadro , ed anche alquanto maggiori
per effere all'occhio un pò più vicine . Se fi dipingeranno a chiarofcuro,
onde rapprefentino una fcoltura , la loro grandezza farà arbitraria. Pofto-
chè non folo la volta, ma ancor le pareti fi adornino cogli fiucchi, fa d*
uopo ofTervarc, che le medictà in quella , ed in quefte fieno corrifponden
ti . Quando fi oflervi quella legge , non fi vedranno mai ftanze col lettt
mal collocato, ne le mobiglie porte fenza ordine, ma ogni cofa fi rifcrirì
in mutua armonia , il che produce un ottimo effetto . Chi vuol vedere a
che grado può giugnere una ben penfata difpofizionc, bifogna, che olTervi
due camerini a fiucchi , che fono in cafa Riccati , li quali benché fotto
fquadra, confervano nuUadimeno tutte le convenienze da me indicate. Nel-
le travature fi pongono talvolta le alette alla Bologncfe, e fi dipingono o
con una tinta fila, o a cannellature , o a grottcfco fecondo l'idea del Pit^
tore infieme, e dell'Architetto . Le tappezzeria per ordinario occupano il
fito fra il bifiir.ento, e la cornice, e non di rado fi cingevo con un con-
torno, che fi adorna cogli fiucchi, o cogl' intagli dorati, che rinchiudono
degli fpeccl.j in mille foggie pittorefche , e fantafiiiche. Secondo che fi fce-
glic una maniera piurtofi^ochè l'altra di adornamento, egli è d'uopo fem-
pre aver mira alla ccntinuazion delle lince, punto fommamente importante
in Architettura. L'ahczia per efempio del bafamento, più quella del men-
to-
Elewemi di Arcuiilttura Cap. XLX. XX. 41
tovato contorno fi cguaglicrà all'altezza Jcl podio delle fiiicflrc . Non mi
cflendo fopra ciò maggiormente, e noto foltanto, che fé tutti quelli , che
hanno parte nell'addobbo di una ftanza , dipenderanno dall' efperto Archi-
tetto, ne rifulterà un aggregato di cofe > che avranno mutui corrifponden-
za , e recheranno diletto anche a chi non è di tali m.iTerie intendente.
Ora palio a ragionar dei colori , dell' accordo de' quali fono i Pittori ì
giudici competenti. Scelta la tappezzeria, colla qual fi vuol addobbare una
ftanza, egli e neceflario, che i colori, che hanno luogo nel pavimento, nel
balamento, nei fotte balconi , nella cornice, nella volta ec. , fi leghino in
armonia con quelli del fornimento ; dimodoché unità dilettevole mifta con
giudiciofa varietà le parti tutte infieme congiunga . Operando in tal guifa
fuccederà , che paflfando da camera a camera fi muti fcena continuamente
con piacer fommo dell'occhio.
CAPITOLO XX.
Degli ^buft.
¥' Architettura ha tratto l'origine dalla imitazione delle fabbriche di
._ jt legno, e perciò le colonne fervono per foftenere la trabeazione, egli
altri pefi fuperiori, è la cornice ha per oggetto di allontanare la pioggia
dal piede dell'edificio . Il frontifpicio fcola l'acqua di parte e di altra, d
libera prefTochè totalmente l'ingreflo del tempio, o del palagio dallo ftilli-
cidio della cornice , ed un fimile vantaggio producono i frontìfpicj delle
porte, e delle fincftre. Se poi le colonne, le trabeazioni, i frontifpicj, e
le altre parti dell'Architettura formano ornamento, addiviene ciò, perchè
fendo con ragione ftabilite , furono dai Greci a noi tramandate, predo i
quali fioriva eccellentemente ildifegno. Egli è d'uopo pertanto, che non ci
diltìnghiamo dai ricevuti principi, e che per confeguenza non ci foftitiiifca-
no alle colonne i cartocci, non fi fpezzino i frontifpicj, fi dia alle cornici
un agetto conveniente, non troppo grande, perchè correrebbero pericolo di
cadere, non troppo picciolo, perchè non coprirebbero l'edificio. Non mai
deggiono metterfi colonne in angolo, che in faccia de' riguardanti prefenti-
no gli angoli fallenti delle trabeazioni, dei capitelli, dei plinti, dei piede-
ftalli, dei zocchi. Si dia bando alle fineftre di figure irregolari, che oltre
al collare più delle femplici o rettangole, o arcuate > non fi difendono mai
F dalla
41 Elementi di Architettura Cap. XX.
dalla pioggia. Alcuni de' noftri giorni c-rr'nciano le colonne a gulfa di un
vafo, oppure foflituifcono qucfto al picd'ftallo, ed j,ndi fopra vi pongono
una colonna per la terza parte cannellata, e per le due altre ridotta a fpi-
. ra » le quali licenze devono a tutta pi'fla fuggirti, onde l'Architettura non
degeneri dalla fua inftituzione, e non divenga T^ntadica irregolarmente, è
da fcena . Gli Scultori, e i Pittori hanno pregiudicata queft'arte co'loro ca-
priccj. Il P. Pozzi Gefuita eccellente nella Profpettiva , e che ottimamente
d^ipinfe la volta del Gesù di Roma, fi mife a fare degli acconciamenti per
Chiefe, per i Sepolcri della Settimana Santa, e per l'Efpi'fizicnì ftil gufto
di una fcena da Teatro, i quali fendo fiati applauditi , perchè pieni di fan-
tafia, ben difpofti, e coi colori accordati , pafTarono tofto dalla carta , e
dalla tela alle fabbriche di pietra, e con ciò fu dato l'ultimo tracollo ali*
Architettura. Non fi riftrinfero dentro a quefti limiti i Milanefi, ma fchi-
vati gli angoli retti , incurvarono le muraglie , le quali cofe fé ncn altro
alla durata degli edincj recano nocumento . Quanto più la ftruttura è for-
nita di rarionevolc beWa. femplicità , tanto maggiormente l'occhio cnten-
■ta, che fi compiace di ciò, che giunge ad intendere. Sarebbe dtfiderabile,
che i Tagliapietra fingolarmente non aveffero mai pofìo mano nell'arte, di
<:ui puliamo, i quali credono di farfi onore con certe ftrane invenzioni di-
flanti dalla ragione , ignari del gran principio, che nella electante ftudiata
■femplicità fià il diflìcile, chiamata perciò da Quintiliano diffìcillimam faci-
iitiitem . Andrea Paladio , uomo tanto diftinto , nota varj difordini , che
debbono fuggirfi in Architettura, e fra gli altri quello di rompere le cor-
«lici , ed ì ■ftontifpicj ; e pure nel fuo libro , e nelle fue fabbriche fé tre
■vegigono de' tagliati. Efaminando l'origine di queflo errore, credo, che fia
provenuto dai malamente legare l'interno coU'efterno, Ja qual cofa fenza
al metodo da me fopraindicato egli è impoffibile di evitare generalmente .
l.'arri tutte incominciate per bifogno, migliorate pel comodo ^ ed abbellire
dal lufTo, deteriorarono pofcia paflando al raffinamento. Tutto ciò è iniet^
venuto all'Architettura. Le prime fabbriche fi coftruirono di legno per pu-
ra neccflTità , il quale fu da Greci in pietra viva cangiato , che po/Tedendo
perfctianicnte il difegno , diedeiK) ai loro edificj clegantiffime forme. Dai
<5reci pafsò quell'arte ai Remani, e nel fecolo di Augufto pervenne alla
■pcrfezi ne , e fi fare'ube inoltrata al raffinamento j fé ne' tempi pofleriori
tion { (fc decaduto u -riicgno. Siicceffe poi la maniera Greco-Barbara, che
durò fino al fecolo Xilf. , in aii fu portata « noi òìUì Germania la Go^
tica
Ei-EMFNTi Bi Architettura Cap. XX. YXf. 45
tica Architettura . Si pensò di rcftituirie il buon guft» nel fecolo XV., é
Bramante fu uno de' primi riftoratori . Abbandonate le forme Gotiche, fi
diede ad imitar le Greche, e Romane; ma ficccme non fi perviene filvo-
chè per gradi alla perfezione , fi attenne a quella maniera , che io foglio
chiamar Greco-Barbara , della quale abbiam.o un illuftre efempio nella Chie-
fa, e facciata di S. Zaccaria in Venezia ideata dallo fteffo Bramante . Nel
fecolo XVI. in cui le bell'arti a gara fiorirono, fu coltivata T Architettura
da uomini valentilfimi , che la conduflfcro a quella perfezione, che fcorgefi
negli Edifici dello Spavento, del S. Micheli, di Rafael d'Urbino, e di Mi-
chelangelo Buonarroti, del Sanfovino, del Scrlio, del Paladio, del Vigno-
b, dello Scamozio, e di altri parecchi, e quantunqtie quelli autori abbia-
no operato per imitazione delle antiche ftrutture più che per metodo ; fa-
rebbe defitlerabile, che le loro fimmetrie non foflfero ftate cangiate. Inclinò
alquanto l'Architettura a divenir Greco-Barbara nel fecolo XVII., ma nel
prefcntc pafsò ai capriccj, ai raffinamenti, e perde quel carattere lodo, e
maeflofo, eh' è tanto a lei naturale. Egli è d'uopo adunque fuggire al pof-
Cbile le maniere difettofe , adottare le buone, certi eflendo , che verri Tem-
pre lodato un Edificio con ragione condotto.
CAPITOLO XXI.
D:lla Origine degli Ordini Greco- B^irh aro , e Gotico .
'tj^ Acche l'impero di Roma dopo gli anni di Augudo cominciò a deca-
^,/y dere, foflituito alle antiche virtù il foverchio lufl'o , la crapula, la
lalcivia , colle altre arti degenerò parimenti l'Architettura, divenendo a po-
co a poco di quel genere , che Greco-Birbaro da me fi appella . In fattt
quefto è il deftino delle arti, le quili non fi fermano nel più fublimé gra-
do di perfezione > quando mutuamente non (\ foftengano , e non vengano
validamente protette da uomini fplendidi , ed amatori del pubblico bene .
Qualmente poi fia depravata l'Architettura, parmi cofa non difficile il di-
millrarlo. Per luto in gran parte il difegno, incominciarono a fovrapporr*
gli archi alle culonne rotonde, ommettendo le paralladi, che devono fofle-
nerli , in.iotti forfè a ciò fare dall'abbondanza di colonne di marmi pre-
;;iofi, e ùai non aver in pronto altra pietra per formarne il reftante . Co-
F 1 sì fi
44 Elementi di Architettura Cap. XXI.
sì fi addofTavano ad un fole foflcgno h trabeazione, e due archi, i quali
fcarfcggiando di fpalla , non potevano aver fuffiftenza . Per opporfi allo
sfiancamento, foftituirono le chiavi di ferro alle pile, delle quali per altro
ocn ci polTiamo intieramente fidare per le cagioni allegate , dove delle cu-
pole abbiamo fatto partila. Si aRgiuna;3, che facendofi un portico, che vol-
ti ad angolo retto, dagli sfiancamenti dei due archi porti in angolo ne na-
icc una forza comporta per la direzione della diagonale , a cui conviene
provedere con una chiave per la direzione inedefima . In Venezia alcune
fabbriche di Rialto ebbero la difgrazia di precipitare per mancanza di op-
pofizionc alla forza teilè mentovata . Innumerjbili efempj porrebbero ad-
diirfi (li archi caduti per quella cagione ; ma quello , che abbiamo avuto
fotto agli occhi in queflo Monaftcro di S. Giacopo, ne farà prova baftan-
te. Le brutture di quefta foga;ia s'idearono gli Architetti di ornarle col-
locando delle medaglie di marmi fini fopra le colonne , e fotto della cor-
nice in que' triangoti mi fti linei , che fono formati dalle femicirconferen-
ze fuperiori di due archivolti , e dalla linea inferiore della trabeazione .
Moiri efempi G veggono di quefta maniera , e jìnpolarmcnte le mura del-
la Città di Spalatro , che fervirono di recinto al palagio dell' Imperator
Diocleziano.
Si continuò in tal guifa per molti fccoli , benché fempre piià rozzamen-
te , fintantoché ftabilita verfo la fine del fecolo XII. la lega di Lombar-
dia, e pofcia la pace di Coflanza , epoca fortunatiflima per l'Italia , venne
dalla Germania a Firenze vn certo Lapo cognominato Tedefco , :1 quale
cominciò adoperare fu quel gufto , che Gotico fu appellato , ìntroduccni^o
ncii'Arihitettura gli archi di fedo aaito, che nelle fabbriche anteriori non
veggonfi. A coftui fucccfle Arnolfo, che nella detta Città architettò S. Ma-
ria del Fiore, ed ìndi Ghiotto contemporaneo di Dante, che difegnò i!
Campanile del mcùefimo Tempio. Io conghietturo , che dalle lunule delle
Volte abbiano trarrà in qualche mndo l'origine gli archi di fefto acuto.
Nafce il contorno di una lunula coftruita col metodo da me infcgnato me-
lUante la intf iTcca"i"ne di due elliiTl eguali 5 e con due cllilU , o circoli
eguali, che fi tagliano, nafce l'arco di fefto acuto. L'unica differenza con-
filte in ciò, che refpetti va mente alle lunule i piani delle due ellilfi forma-
po angelo > ed in riguardo all'arco di fcfto acuto le due ellillì , o t due
circoli rello ftcffo piano verticale fono collocati . Abbondando di ricchcz-
ae in qirel tempo l'Italia, s'innalzarono fabbriche fommamente magnifi-
che.
Elementi di Archi te ttuiia Cap. XXI. XXII. 45
che, e fvelte foverchiamente. Gli angoli delle volte fi ornarono con bafto-
ni rotondi, e le finertre con intagli di marmo, terminandole con certi ar»
chi formati con più porzioni di circoli, de'quali ne abbiamo un'cftmpio
in qiiefte palagio Pretorio. I predetti intagli s' introdiiffero anche nel meE-
20 delle langhiilìme fineftrc, che fi nfarono fingolarmcnte nelle Chiefe , ri-
parandole con vetri di vai; colori, ed anche ftoriati nella miglior maniera
adattata al difegno, che cominciava a rinafcere. Cimabuc prima , ed indi
Ghiotto fi adoperarono a riflaurarlo , e nel fegucnte fecolo XV. s'inoltrò
{empre più a maggior perfezione, talmentechc anche l'Architettura , ab-
bandonati gli archi di fedo acuto , ai gufto Greco-Barbaro fece ritorno .
Rifalita poi la Pittura allo fplender dei tempi Greci , e Romani nel feco-
lo XVI. anche per opera del noflro Giorgione, pervenne altresì l'Architet-
tura a quel grado di bellezza, al quale l'hanno condotta gli Autori nel
precedente Capitolo mentovati . Pofteriormente non meno che i Pittori gli
Architetti divennero manierifti , effendo vero veriffimo , ch'egualmente fi
pecca per mancanza di fa pere, e per foverchio amore di novità. Non v'è
poi licenza, che non fi prendano gli Stuccatori, quando veftjno l'abito di
Architetti . Convien fuggire gli abufi , e la fantaiìa diriger con la ragione ,
non curandp ciò , che fé ne dica per ora ; imperciocché verrà un giorno ,
chtì ripigliato il buon gufto , gli uomini condanneranno quelle foggi e , che
fono in pregio prefentemente .
CAPITOLO XXII.
Della Coflruxione .
TA Coftruzione e un punto effenzialiflimo per l'Architetto, che quan-
^V do in riguardo alla ftefTa commette errore , moftra chiaramente di
non intender l'arte, della quale fa profellione. Per darne una idea prendia-
mo a confiderare un edificio di figura circolare foftenuto da colonne ifola-
te, e ci venga propofto di ftabilire la pianta de' plinti delle mentovate co-
lonne. Se i lati di un plinto tcndcffero al centro della figura, ne nafcereb-
be l'inconveniente, che la faccia interna farebbe più picciola della efterna.
Ci riufcirà di evitarlo, fé defcritta pei due centri della figura, e della co-
lonna una linea, condurremo a quefta paralelli i due lati del plinto, inter-
F 5 fecan-
4^ Elementi di Architettura Cap. XXII.
recandoli con due porzioni di circoli concentrici alla figura , che tocchino
internamente, ed cfternamente il circolo delincato col raggio eguale a quel-
lo della colonna più l' agetto della baftì , e formino le faccie interna > ed
cfterna del plinto, le quali adequatamente fi eguagliano. Pecca contro la
retta coftruzione , chi fa ineguali gl'intercolunnj negli angoli di un vafo j
chi non falva le medietà principali, e fccondariej chi ufa le rifalite fenza
ragionej chi non continua le linee, e fpezza gli architravi, le cornici, ed
i frontilpicjj chi non dà ad un vafo principale la debita altezEa ; e chi per
cfempio in una Chiefa non determina tutti gli archi proporzionali all'ordi-
ne, e fìmili per confeguenza . In quella Tempio di S. Liberale gli archi
maggiore, medio o dell'ordine, o minimo, le nicchie da ftatue , ed anche
la cupola eccettuano la proporzione Jonica , ed hanno la larghezza all'al-
tezza come 1. a 2 ^. Delle regolari ftrutture delle volte ne ho già parla-
to. Veggonfi frequentemente degli errori maflìccj nei Prcsbitcrj o Tribune
delle Chiefci perche gli Architetti non ne intendono bene la corruzione.
Per lo più una Tribuna è formata da quattro archi maggiori , le cui pa-
raftadi o fi toccano, o fono talmente lontane, che lafciano luogo per quat-
tro cantoni, o pei; altrettante colonne ifolate, che devono fervire per fofle-
nere la volta. La idea della Tribuna di S. Liberale io la ho prefa da quel-
la di S. Fantino in Venezia architettata dal Sanfovino, correggendo foltan-
to gli sbagli, che quefti commife nella coftruzione della volta. Io ho fat-
to piombare la volta Tulle quattro colonne ifolate , ed egli fopra le fteffe
vi ha pollo quattro archi concentrici a quelli della Tribuna , e fopra gli
archi la volta , incorrendo con ciò in tre difetti ; il primo di metter gli
archi fopra le colonne; il fecondo d'introdurre archi diflìmili a quelli del-
la Chiefa J il terzo di privar le colonne dell'tjfflcio loro immediato di fo-
ftcnerc la volta . PofTono ancora farfi le Tribune con due archi grandi , e
con due dell'ordine polli lateralmente , a lato de'quali fiaci , o non fiaci
Al parte, e d'altra un intercolunnio. In tali circoflanze fi lavorerà fempre
la volta a due venti, interrompendola con due lunule al di fopra degli ar-
chi medj. In altra foggia ragionevolmente non fi coftruifcono le Tribune ,
non venendo permcffo d' introdurvi nuove arcature, che non fieno nel Tem-
pio. Ricufa la buona coftnizionc , che all'ordine fecondarlo il piedeftallo
fi fottoponga . Imperciocché fé lo ha anche il principale , i picdeflalli in-
fieme contrallano , quando fono proporzionali agli ordini : e fc il piede-
ftallo è comune ad ambi gli ordinij all'uno ed all'altro non può flabilirfi
prò-
ElE'MENTI m AnRCH £TET TUR A C A 1'. XXII. XXIII. 47
proporzionale. Che fé il principale t a terra, i moduli dei due ordini fi
corrifpondono in ragione troppo lontana . Siccome il porre l'ordine princi-
pale fui picdeftallo , ed il fecondario a terra avvicina i due moduli ; così
l'operar a rovcfcio produce un effetto contrario, che non merita approva-
zione. Giorgio Spavento nella per altro bellilllma Chiefa di S. Salvatore
in Venezia ha collocato ambi gli ordini primario , e fecondario fui mede-
fimo piedeftallo , difetto condonabile al tempo , in cui fiorì quell'infignc
Architetto. La Chiefa di S. Salvatore fu principiata dallo Spavento, pro-
lèguita da Tullio Lombardo, e terminata dal Sanfovino. Quando j' intra-
prende un difegno, bifogna aver mira aU'efterno, e all'interno dell'edifi-
cio, onde ricfca a dovere la fui total corruzione, la quale fi otterrà con
molto Audio, e fatica, ponendo in pratica le regole in quello , e negli an-
tecedenti Capitoli da me fpiegatc.
CAPITOLO XXI IL
Della Magnificenza.
*fn^ Icfce tanto più magnifico l'edificio, quanto più grande e il diamc-
f(i^^ tro delle colonne } e perciò le fabbriche antiche Romane, quantun-
que non efattc nel difegno, forpréndono chi le mira per la immcnfità del-
la mole . Produce quella tal maraviglia , che impedifce frequentemente quel-
le rifleflioni, che fi farebbero, fé foflero più picciolc le mifure dell' edifi-
co. Dobbiamo adunque per quanto è poflibile coglier vantaggio dalla gran-
dezza i e poiché le ricchezze de' tempi prefenti fono a quelle «Icir antica
Roma molto inferiori , egli è d'uopo fupplir con l'arte , e far comparir
grandi quc'vafi, che realmente noi fono. Ho già detto, che nelle fabbriche
tre maniere di ftrutture polliamo ufare , una robufla colle colonne a terra ,
l'altra di mezzo colle colonne fui pledeflallo, la terza gracile col piede-
ftallo lotto le colonne, e l'attice al di fopra . La maniera robufla avrà
fempre magnificenza per due ragioni : la prima perchè il diametro dello
colonne diviene affai grande rifpettivamente alle altre due foggie : la fe-
conda perche meno divifioni , e meno riquadri fi fanno . Il motivo per
cui incontra nel genio univerfak la picciola Chiefa di Valla , non d'air
tron-
4? Elementi di Architettura Cap. XXIII.
tronde deriva, che da qucfto principio . La colonna in efla ha piedi dtoc »
ed oncic due di diametro, il quale nella Chiefa affai più grande di S. Li-
berale crcfce foltanto per oncie due . Nafce ciò perchè nella maniera ro-
bulla l'altezza, detratta la volta, viene occupata dal zocco , dalla colon-
na, e dalla trabeazione, e nella maniera gracile dal zocco, dal pjedeftal-
lo, dalla colonna, dalla trabeazione, e dall'ordine Attico. Supponiamo ac-
comodata la maniera robufta alla Chiefa di S. Liberale . Richiedercbbefi
dalia fteflfa l'ordine Corintio col diametro a un di preflfo di piedi tre, che
fupererebbe per oncie otto quello delle colonne, che prefentemente l'ador-
nano. Non rcfta per altro , che ancor la ftruttura col piedeftallo , e coli'
Attico non abbia il fuo merito ; poiché fé manca di quella magiiificcnza ,
che ritrovafi nell'ordine a terra , ha nondimeno un' indole gentile fornita
di un altro genere di bellezza . Tanto più quanto che non è potfibile di
adattare ad ogni circoftanza l'ordine a terra, rendendofi in molt' incontri
neceffarie, e la maniera media, e la gracile.
Gli ornamenti troppo ricercati o levano, o fcemano la magnificenza al-
le fabbriche. Egli è d'uopo, che formino ornamento le parti neceffarie,
e non più , dovendofi fchivarc le riquadrature, ed altre cole di fimil ge-
nere . Un certo lifcio , ed una giudiciofa economia di ornamenti produce
certamente maeftà . In fatti nella mentovata Chiefa di Valla non fonovi
riquadri di forte alcuna , ed i quadri nella Tribuna fi rendono neceffar;
per riempiere lo fpazio , che rcflra fopra le fedie, e per efprimerc in effi
i fatti principali di S. Gio: Battifta, a cui la Chiefa è dedicata . Il Pala-
dio era nell' ornar molto parco, ed anche per quello motivo riefcono mac-
ftofi i fuoi edificj. Le ftuccaturc, e gli ornamenti a grottefco ad un Tem-
pio , e ad un vafo grande tolgono la maeflì , la quale non fi ritroverà
giammai, che nel femplìce . Gli afpetti de'Tempj Romani folevano cffer
formati da quattro, fei , oppure otto colonne cannellate foflenute da ut»
ruftico, e formontate da un frontifpicio , nel triangolo del quale vi collo-
cavano un baffo rilievo ifloriato di marmo . Piacciono quelle facciate per
la loro grande femplicità ,• che aggiunta alla grandezza forma un non fo
che di magnifico, che fòrprènde , e che fa dire non cffere più poflibile di
operare come bari fatto i Romani , perchè là buona Architettura è perdu-
ta . S'ingannano in ciò ctl-tamente , non effcndo altrimenti l'Architettura
perduta, badando, che chi la cfercita ©ffervi le regole, e sfugga i raffina-
mcn-
Elementi di Architettura Cap. XXIII. XXIV. 49
menti . In fomma il magnifico va congiunto colla fcmplicità , la qual è
tanto più difficile , quanto che vi fi giunge dopo aver calcate le vie più
compofte i avendo gli uomini il difetto , che immaginandofi molto diffici-
le da ottenere una cofa, anziché nella femplicità, né vanno in traccia nel-
la maflìma compofizionc . Avviene ciò a giovani fingolarmente , ai qaalt
manca la lunga efperienza, che fpiana innumerabiii difficoltà, ed infegna a
conciliare la femplicità colle convenienze dell'edificio.
CAPITOLO XXIV.
Della Unità .
tf Ar~preroffativa della Unità compete eminentemente all'Univerfo, opc-
_G ^1 ra prodigiofa dell' Ente fuprcmo , ed ha parimenti luogo nelle Ar-
ti, che fono invenzioni degli uomini. Il punto difficile Ha nello fcoprire i
fonti, da cui l'unità deriva , e di qucfti appunto rie parlercnrio in riguar-
do all' A'-chitettura . Siccome la natura è una, e varia nel medefimo tem-
po; così fa di meflieri, che anche le Arti nella loro unità contengano ■va-
riazione. In Architettura abbiamo colonne, piedeftalli, trabeazioni, arca-
ture, volte, e cupole, e mille altri ornaisenti, i quali appunto fon quel-
li, che adoprati a dovere formano la variazione congiunta colla unità. Ho
detto, che gli archi elTer devono fimili , e la ragione fi è, perchè eflcndo
tali, confervano l'unità, e producono la variazione. Gi'intercolunnj pof-
fono , e deggiono effer diverfi ; ma non a capriccio ; ed in quella guifa,
che fi tifano tre arcature, maggiore, media o dell'ordine, o minima; non
altrimenti tre varj intcrcolunnj dobbiamo adoprare , le cui larghezze in
femplici ragioni fi corrifpondano . E qui mi dichiaro di non computare
qualche ftrcttillìmo intercolunnio di mezzo diametro, o di un intero, che,
pure qualche volta fi rende ncceflario nel finimento delle facciate per oc-
cupar quello fpazio, che corrifpondc alla muraglia di fianco, quando è af-
fai grolla . Se nella lunghezza di una Chiefa a più navi ci fiano tre arca-
ture diverfe, la picciola fi ponga fempre vicina alla grande, e quella dell'
ordine in mezzo a due picciole . In quefta guifa fi hanno le volte varia-
te a.
5<0(» El-rM PNTl' DI i^ RCHI'TBTTViRA C ftP. XXIV.
te X quattro venti, a due venti, a due venti con lunule, fi ottiene la mé-
ctìetà fecondarla, e confcrvafi la unità, perchè ogni cofa dagli archi fimi-"
li, e proporzionali adi' ordine è derivata . Quando le colonne fieno a dove-
re difpofte, anche i l'acunarjj l'iefceno varj, fuccedendo il quadrato al bisr-
lungo, o al contrario con anirà? di vicenda. Qualora entriamo in una Chie-
fa, e vediamo, che le porre, le fìneftre , gli altari, i conftflionali, ed ogni
altra cofa dall'ordine fecondarlo dipende , e che qiitft' ordine fenza inter-
rompimento per tutto l'edificio cammina; ci perfuadiamo evidentemente,
efie le dette parti non pofTono effere né più- grandi', né più piccisole , e la
loro concatenazione forma fenza dubbio unità all'occhio {ommamente ag-
gradevole. Le cornici fpczzate, i cartocci, ed altri sì fatti abufi, oltre all'
cffer lontani dall' iftituto dell'arte noftra , ed al peccare contro la rcbu-
ftczza , fanno certamente perdere la nnirà . Reda quefta pregiudicata an-
che dai colori , quando non fono bene accordati , il che fucccdc parimen-
te in un" quadro privo dell'armonia delle tinte'. In fomnna fé entrando in
Un edificio fi vede una pirte, che difcorda dal rimanente , ne reftiam dif-
guftati , quantunque confiderata in fé fiefla fia molto bella . Coirviemc a--
dunque difporre le cofc in guifa , che il tutto formi una certa armonia ,
che piaccia , ed attraG:ga per così dire Io fpirito ancora fenza che la ra-
gione almeno al primo afpetto s'intenda . Pochi altari fi mirano, che non
'fieno formati di varie pietre colorate, ed anche delle più sfacciate. Io per
rfte non voglio altari, che di un folo, o di due colori 3*1' più, che fieno
artialoghi', e fi accordino infieme. I capitelli , e le bafi di bronzo richiedo-
no qualche ornamento dello fteffo metallo nell' anripctto , e nel frontifpi-
cio.; Si può metter nel primo ahneno una Croce, e nell'uno e nell" a'itro-
uil baffo rilievo, collocando ancora j fc così piace , due fliatue {opra del'
ffontifpicioj onde coli' ufo, e congrua difpofizione di un tal metallo la ma-
gnificenza dell'altare fi accrcfca .
Li pa^'imenti comunemente fi ferino di colori diverfi , e fpeffo difcor-
danti fra loro , che non contentano la vifta . In fatti nella Tribuna del
Santo' di Padova l'accoppi a mento del nero , e del roffo produce on catti-
•^o eifetto . Il più bello di tutti li pavimenti fi è quello , che fi compo-
ffe con tre tinte ,■ la prima alta di qualfivaglia colore , la feconda bian-
ca, e la terz-a media . In queflo modo è difpofio' il pivi-mento della Ma-
dTonna- det^a? della Loggia ia Caft^lfianco . Elfo è di tre colori, bianco,
roffo.
Elementi di Architettura C a p. XXIV. 51
roffo , è carnatino, ch'è il medio, e fembra di rilievo, facendo figura il
bianco di chiaro, il carnatino di mezza tinta, ed il roflb di ofcuro. Bel-
liflimo riufcirebbe il pavimento formato di pietna bianca, nera, e ceneric-
cia , e lodevoli altresì tutti quelli, che ofTerveranno la legge della mezza
tinta, ctrc ferva di legamento a due tinte diftantij poiché T unhà in que=
&i cafi fi fjalva, ed in altri mola toulmente perifcc.
IL FINE.
N O I
NOI RIFORMATORI
DELLO STUDIO DI PADOVA.
A Vendo veduto per la Fede di Revifìone , ed Ap-
provazione del P. F. Gio: Tommafo Mafcheronl
Inquiiltor General del Sant'Offizio di VcneT^a nel Li-
bro intitolato: Elementi di architettura ec. del Signor
Francefco Maria Preti ec. MS. non v' efTer cofa al-
cuna contro la Santa Fede Cattolica , e parimenti per
Atteftato del Segretario Noftro, niente contro Princi-
pi , e Buoni Coilumi , concediamo Licenza a Giovan-
ni Gatti Stampator di Vencxja , che polli efiere ftam-
pato, ofièrvando gli ordini in materia di Stampe , e
prefentando le folite Copie alle Pubbliche Librerie di
Venezia ? e di Padova .
Dat. li i4. Luglio 1780.
( ^hife Vallareffo Pjformator .
( Andrea T'ron Cav. Froc, Fjformator.
( Sebafiian Fof carini Cav. Bjformator .
Regiftrato in Libro a Carte 438. al Num. i75<f.
Davidde Marche/ini Segr.
Adi Ì.6. Luglio 1780.
Regiftrato nel Libro del Magiftrato EccellentilTimo con-
tro la Beftemia 2. Carte 9J-
Gio: Andrea San/ermo Segr.
ERRORI.
CORREZIONI.
p'Ig'
Lì».
VII.
I.
Fazzini
Tazzinì
VII.
18.
llabilifce
flabiliffe
XII.
10.
del raggio
dell' arco meno il raggio
XI IL
6.
di mod. 2. min. óo.
di mod. 2. eguali a min. 60.
XIV.
24.
colla fua differenza
colla fola differenza
XV.
28.
16 i
s
2.
3r-
rozza
tozza
4.
7-
alia
è la
7-
?•
in quinto
un quinto
7-
12.
difsuftarfi
difgunarci
li.
5-
e fovrappofti
0 fovraprofil
15.
29.
in luogo quella
luogo in quella
16.
2d.
il Jonico
r Jonico
18.
25-
Marano
Mareno
jp.
15-
conterà
conterrà
2J.
ij-
larghezza
lunghezza
25.
17-
riguardi
riquadri
28.
22,
0 mezzo
a mezzo
32.
26.
acconciandofi
accorciandofi
3J.
I.
deve
devo
34.
17.
fuOo
frullo
3^
3-
furto
frutto
37.
24.
la totale
alla totale
37.
2J-
conici
Ionici
41.
25.
ci foflituifcano
fi foftituifcano
4J.
23-
parimenti
parimente
44.
24.
adoperare
ad operare
45-
II.
fpiender
fplendore
46.
II.
0 minimo
e minimo
46.
12.
eccettuano
accettano
47.
27.
attice
attico .
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Fiania ote/ nuovo Teaira c/i Lask/franco .
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